Abbiamo intervistato Massimiliano Bini che, oltre ad essere direttore del Museo della Carta di Pescia, è stato recentemente nominato Presidente di AIMSC – Associazione Italiana dei Musei della Stampa e della Carta.
Dottor Bini, Lei è stato eletto presidente dell’associazioni italiana dei musei della stampa e della carta nel 2015, ovvero nell’anno del decennale dell’associazione.
Potrebbe tracciarci una breve panoramica di questo decennio di attività?
Il risultato più importante raggiunto in questi dieci anni è sicuramente la creazione di una rete. Perché questo ha voluto dire far conoscere prima fra di loro, poi a un pubblico più vasto – che si spera continui ad aumentare – le molte realtà legate alla storia della carta e alla storia della stampa.
E ritengo che l’aver fatto sì che queste entità si conoscessero reciprocamente è sicuramente il raggiungimento più significativo. Non è stato facile e l’obiettivo non è ancora del tutto raggiunto: si deve lavorare ancora molto in tal senso. E’ un mio impegno prioritario – per il triennio di incarico come Presidente di AIMSC – che queste realtà collaborino sempre di più, all’interno del contenitore che dal lontano 2005, in seguito ad un convegno a Urbino nel 2003, fu costituito.
La rete che si è così creata ha avuto la capacità di attirare a sé associazioni di categoria quali Assografici, Assocarta, Acimga che non sono realtà museali.
Che tipologia di musei raccoglie AIMSC?
Sotto il termine “museo” si possono raccogliere realtà molto diverse.
Possiamo parlare di musei veri e propri come quelli di Pescia, Toscolano Maderno, Fabriano, Soncino, Rodengo Saiano, Pieve Tesino e altri che possono essere, anche in considerazioni delle normative regionali e nazionali, collocati più nel mondo delle collezioni.
Il termine museo è anche un termine scivoloso perché prevede dei parametri specifici molto rigidi.
Oggi rappresentiamo circa quindici musei che hanno una forma giuridica varia perché possono essere sorretti da associazioni, ma possono essere anche gestiti da istituzioni enti pubblici.
Anche da aziende private?
I musei non sono diretta espressione di un’azienda privata, anche se il rapporto fra le aziende private e il museo è molto stretto.
Porto l’esempio del museo di Pescia e di quello di Toscolano Maderno:si configurano rispettivamente come una associazione l’uno e come una fondazione l’altro, partecipate anche da enti privati che ne permettono la vita e ne finanziano la gestione.Poi ci sono musei, come quello di Fabriano, che sono pubblici e rientrano quindi nella categoria dei musei civici.
Quali sono la missione e i valori che connotano l’identità di AIMSC?
Fare rete come missione interna.
Questo ovviamente deve avere un riflesso nell’attività all’esterno.
Instaurare e conservare rapporti collaborativi con associazioni di categoria e anche col mondo della scuola.
Quindi questi luoghi museali sono sempre più aperti alla partecipazione, alla visita del mondo scolastico, chiamato anche a collaborare direttamente.
Per questo scopo sono stati emessi numerosi bandi per concorsi a tema, come quello di quest’anno focalizzato sulla figura e l’opera di Francesco Griffo.
Ci può spiegare il progetto Griffo?
E’ un bando che era già stato predisposto prima della mia nomina, in collaborazione con l’Associazione Francesco Griffo. Purtroppo il presidente Comitato Scientifico dell’Associazione Griffo, Umberto Eco, è recentemente scomparso, ma il comitato procederà sicuramente l’opera del suo carismatico rappresentante.
Il bando è dedicato a scuole superiori specialistiche e chiede di progettare un manifesto dedicato al Griffo e dei gadget museali in carta e cartone.
Questo ci lega in collaborazione sinergica con Assocarta, Assografici e Comieco, sempre nell’ottica di creare sinergie, coinvolgendo nelle attività di AISMC anche associazioni di categorie, facendo sì che i musei possano essere vissuti e avvertiti, non solo dal mondo della scuola, ma anche da i visitatori di ogni età e genere, come luoghi vivi.
I Musei della stampa e della carta sono principalmente musei statici, tradizionali, o piuttosto musei attivi che, oltre a conservare strumenti e memorie proseguono l’antico mestiere di produzione della carta o di stampa?
Ogni associato porta avanti nei propri luoghi una forte attività si coinvolgimento, che viene declinato, nel caso di musei della carta in attività legate naturalmente alla storia della carta e alla sua fabbricazione.
Nei luoghi dedicati alla storia della stampa, non ci si limita a esporre oggetti legati alla stampa e all’editoria ma si prevedono anche attività che prevedono l’uso di questi strumenti.
Sono attività fondamentali per mantenere viva la capacità di trasmettere i valori legati a queste attività alle generazioni successive oltre a trasandare un saper fare, che altrimenti rischia (e in certi casi è purtroppo già accaduto) di andar perduto.
Quindi, lei pensa che, chi non è passato dall’uso dei caratteri in piombo, dalla linotype, dalla tipografia non capisca che quello che si può fare col computer è la digitalizzazione di un saper fare manuale?
Certo! Oggi si perdono le connessioni. Si perde il perché.
Basterebbe far vedere ai ragazzi quanto i font dei computer hanno tutti una loro lunghissima storia, non è che ci arriviamo sul computer così, dal niente.
Quindi anche la composizione di un testo, il grado di armonia che si vuole raggiungere, sono aspetti che se non vengono ricostruiti anche da un punto di vista storico se ne perde il senso, lo sviluppo che ha portato, oggi, ad avere certi tipi di tecnologie.
L’ attività all’interno dei musei può essere didattica tout court, ma può essere anche pensata per le famiglie e quindi per un pubblico più vasto, per trasmettere quanto queste attività legate alla carta o alla stampa, siano vive e profondamente legate al mondo contemporaneo.
Le faccio un esempio: nel territorio del Museo di Pescia c’è una scuola superiore che ha dedicato un indirizzo di studi alla tecnologia della carta.
Ho incontrato più volte i ragazzi che progettavano di iscriversi a questo percorso scolastico e la cosa che, inizialmente, è emersa era il loro percepire l’oggetto carta come qualcosa di obsoleto, slegato alla vita quotidiana.
E’ bastato farli entrare nella cartiera perché comprendessero quanta tecnologia e quindi quanti ambiti diversi, dal chimico, all’informatico, al grafico, al design, siano necessari oggi in questo settore e da lì è stato possibile – grazie alla presenza del museo sul territorio – connettere quanto, questo tipo di imprese, siano portatrici di valori che affondano nel nostro territorio da circa 800 anni.
I ragazzi hanno così potuto capire che il saper fare delle industrie moderne della carta è legato alla tradizione territoriale.
Questo tipo di connessione rende più consapevole sia l’utilizzatore quotidiano del prodotto carta ma anche chi di questo vuol fare una professione.
E altrettanto si può dire nel campo della stampa.
Per chi volesse lavorare nel campo dell’editoria, o anche per chi volesse fare il web designer, i nostri musei sono luoghi molto importanti.
E’ entusiasmante vedere la gioia negli occhi dei bambini e degli adulti, quando sperimentano personalmente la fabbricazione della carta, o quando vedono in funzione una linotype.
Questo ad esempio al Museo di Lodi, che ne ha una meravigliosa collezione.
La nostra associazione infatti annovera anche i cosiddetti “fratelli in piombo” che portano avanti e fanno dimostrazioni sulla composizione in piombo dei testi. E’ molto importante, perché se vedere una Linotype ferma è sicuramente di impatto, vedere il linotipista che compone è un’esperienza veramente coinvolgente.
Abbiamo parlato del passato e del presente. Mi parli ora della progettualità futura di AIMSC.
Continueremo a lavorare su due fronti.
Da un lato, alimentare continuamente la rete, con convegni e iniziative congiunte, dall’altro rivolgersi ad un vasto pubblico con iniziative coinvolgenti.
Per esempio, nel 2016 collaboreremo e saremo un partner importante del progetto “Print a World” del nostro associato Museum Graphia – La Corte della Miniera, che si svolgerà in autunno a Urbino, con il coinvolgimento delle scuole in ambito nazionale.
L’evento centrale di “Print a World” sarà la realizzazione della stampa più lunga del mondo.
Le scuole sono quindi il vostro target privilegiato?
Per i musei, i ragazzi e le scuole sono un target privilegiato, perché sono un fantastico media di trasmissione dei valori, delle nozioni e del divertimento che hanno trovato in un’istituzione e – esperienza mia personale – molti ragazzi venuti qui al Museo di Pescia con la scuola, sono voluti tornare con le famiglie.
Sono quindi dei moltiplicatori.
I musei della stampa e della carta vogliono e devono essere dei luoghi vivi di trasmissione e per questo le scuole e i ragazzi rappresentano un pubblico molto importante.
Anche con “Print a World” torna lo scopo di far vivere un’esperienza completa, coinvolgente.
I ragazzi, a Urbino saranno chiamati materialmente a inchiostrare, stampare, utilizzare un torchio.
L’approccio che sviluppiamo è sempre quello che, nella museologia o nella didattica applicata ai musei, viene detto “hands on”, quindi delle mani sopra, delle mani che operano, della “experience”.
All’Osservatorio, attualmente stiamo formando alcuni stagisti per la gestione del nostro archivio. La prima cosa che diciamo loro è che la carta, il libro, offrono un’esperienza sensoriale quasi completa, perché coinvolgendo il tatto, la vista e l’olfatto è quasi come se coinvolgessero anche il gusto.
E’ verissimo! Da questo punto di vista i musei che rappresentano la storia legata alla carta da un lato e alla stampa dall’altro sono in parte facilitati per il tema che trattano.
Mi fa piacere constatare che, in questi anni di vita dell’AIMSC, le istituzioni mettono grande impegno in proposito.
In generale, oltre che fra i vostri soci, prevalgono musei di carta o di stampa?
Sono ben rappresentati entrambi.
Uno dei nostri obiettivi, per esempio, è quello di recuperare, in modo particolare per la stampa, il Sud Italia, che era presente e si è un po’ perso.
Comunque sono ben rappresentati e ben distribuiti sull’intero territorio nazionale: per la carta troviamo Toscolano Maderno sulla sponda bresciana del Lago di Garda, poi, sempre nell’ottica di allargare la rete, l’esperienza molto interessante di Mele, in Liguria, poi scendendo abbiamo Pescia, Pioraco, Fabriano…
Per la stampa si può fare riferimento a Lodi, Artogne, Soncino, Urbino, al Museo storico Pliniana, Grifani Donati, Pazzini, Libertà, la Tipoteca di Cornuda, Tallone Editore di Alpignano …
Le due realtà sono rappresentate in modo molto bilanciato e questo è molto positivo e l’associazione cerca di mantenere queste due anime.
Ad esempio, se quest’anno dedicheremo al progetto “Print a World”, quindi una cosa legata alla stampa, stiamo pensando per il prossimo anno, a un evento più legato alla carta.
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