Il 2018 è un anno cruciale per la Privacy digitale.
Per lungo tempo abbiamo regalato alle aziende – più o meno consapevolmente, e in modo fiaccamente regolamentato – un’immensa mole di informazioni sulle nostre abitudini, i nostri interessi, le nostre preferenze, i luoghi dove passiamo il tempo, i nostri spostamenti: la conseguenza è stata la pioggia continua di messaggi promozionali di ogni genere che ci ha colpito praticamente in ogni interazione con gli strumenti digitali.

Con il GDPR si è cercato di porre dei limiti, colmando le lacune preesistenti a livello legislativo.

Utenti profilati e incasellati – Il marketing digitale fonda le proprie radici nella cosiddetta profilazione dell’utente: ognuno di noi viene incasellato in gruppi omogenei di persone, a seconda del proprio comportamento online.
Dipende tutto dai dati che lasciamo attraverso i numerosi touchpoint con cui quotidianamente ci interfacciamo.
Più in profondità si conoscono le persone, più è possibile soddisfare i loro bisogni con accuratezza, arrivando addirittura a prevenirli: così nascono le strategie di marketing.

Libero arbitrio – Se temete che non esistano più scelte autonome, in un mondo di stimoli verso bisogni latenti, possiamo rassicurarvi. Lo scenario non è apocalittico: il libero arbitrio esiste ancora. Però serve maggiore chiarezza che in passato su processi, ruoli, responsabilità e forme di tutela.

Le aziende basano le loro strategie di marketing sui dati forniti dagli utenti, che nella maggior parte dei casi semplicemente non lo sanno: poi però vengono inseguiti per giorni dalla pubblicità delle scarpe che vorrebbero comprare, o della vacanza per la quale avevano cercato i voli aerei.
Tutto deve essere più trasparente e per questo in tutta Europa lo scorso 25 maggio è entrato in vigore il General Data Protection Regulation (GDPR), che nel nostro Paese prenderà progressivamente il posto dell’obsoleto dlgs.n. 196/2003.

Verranno regolamentati una serie di aspetti finora trascurati:

  • dove vengono salvati i dati
  • come e da chi vengono utilizzati
  • come l’utente può richiederne la cancellazione e a chi deve rivolgersi per farlo

Nessuna azienda può esentarsi da questo adeguamento normativo, che tra i capisaldi prevede un esplicito consenso da parte dell’utente fornito attraverso un atto volontario.

Come evolveranno le campagne di advertising?
Nessun cambio radicale: database aggiornati e privacy policy chiare permettono di proseguire con la profilazione degli utenti e con le campagne.
Per chi è interessato ad approfondire l’argomento, consigliamo la lettura dell’articolo GDPR checklist: i 12 punti per adeguarsi alla normativa.

Giada Padovani
Web Marketing Specialist – Intesys