Lo scorso 19 maggio – all’Università di Verona – é stato presentato il libro Il biondino dalla Spider Rossa – Crimine, giustizia e media con il quale Maurizio Corte, docente di Giornalismo Interculturale e Multimedialità all’Univrtsità di Verona e Laura Baccaro, psicologo giuridico, hanno ripercorso a distanza di quasi cinquant’anni, la storia di Milena Sutter che tanto interesse suscitò al tempo dei fatti.
Maurizio Corte mi ha rilasciato una breve intervista.
D. Per chi all’epoca non c’era o per rinfrescare il ricordo di chi c’era, ci potrebbe tratteggiare la vicenda narrata nel libro?
R. A Genova, giovedì 6 maggio 1971, alle ore 17, Milena, 13 anni, scompare all’uscita della Scuola Svizzera, dove frequenta la terza media. È figlia di un industriale della cera e di prodotti per la casa.
Il suo corpo, senza vita, viene trovato in mare due settimane dopo. L’ipotesi investigativa è solo una: il sequestro per motivi di denaro.
Ad essere accusato del rapimento e dell’omicidio della studentessa è un giovane di 25 anni, un perdigiorno di famiglia alto-borghese. È soprannominato il “biondino della spider rossa”: non è biondo, né magrolino.
Assolto nel processo di primo grado nel 1973, viene condannato all’ergastolo nel 1975.
Dopo oltre 40 anni di carcere, quell’uomo continua a professarsi innocente.
D. Che approccio avete tenuto, con il vostro libro, per affrontare questa vicenda inquietante, sia per la triste sorte della ragazzina che per il clamore suscitato sui media?
R. Questo libro, frutto di una ricerca durata otto anni, esamina gli indizi contro l’imputato, la perizia medico-legale, la personalità del giovane della spider rossa, il ruolo dei media e quello dell’amica di Milena, Isabelle, mai ascoltata al processo.
Con un’analisi rigorosa con Laura Baccaro, psicologa e criminologa, abbiamo studiato un evento che ha segnato la Storia civile d’Italia e che anticipa di trent’anni la mediatizzazione televisiva dei grandi casi giudiziari.
D. Le vostre ricerche vi hanno portato anche all’Osservatorio Monografie d’Impresa che, nel suo archivio conserva una monografia Sutter del 2008.
Cosa avete potuto estrapolare sulla vicenda di Milena, da una pubblicazione realizzata da Sutter Industries per celebrare i suoi 150 anni di attività?
R. L’Osservatorio ci ha consentito di leggere la storia dell’azienda Sutter, i cui titolari sono stati colpiti da un dramma che ha toccato il cuore di tutti gli italiani.
Non abbiamo voluto, per scelta deliberata, indugiare sull’azienda Sutter, nel libro.
Il cognome della ragazzina viene citato solo due volte, perché abbiamo voluto mandare un chiaro messaggio: quella vicenda è emblematica di temi che vanno oltre il singolo caso.
In altri contesti, purtroppo, quel cognome abbiamo dovuto farlo perché altrimenti chi legge non può contestualizzare storicamente la ricerca.
Il fatto che nella monografia d’impresa conservata nell’Archivio OMI (https://www.monografieimpresa.it/portfolio-items/sutter/) si sia voluta ricordare Milena è, a mio parere, una scelta condivisibile e coraggiosa, persino nell’introduzione firmata da Ferruccio De Bortoli.
Come condivido la scelta di non fare cenno all’uomo condannato per quel delitto.
La notorietà del marchio Sutter – di cui ancora ricordo la pubblicità su Carosello, sul primo canale Rai di quegli anni – ha fatto sì che un’intera nazione partecipasse alla vicenda.
Dai giornali traspare come le centinaia di lavoratori dell’azienda abbiano vissuto la storia di Milena come una storia che toccava tutti da vicino. Ben sapendo, come padre, cosa significhi perdere una figlia, ho provato ogni giorno del mio studio quel dolore, quel dramma.
Pur mantenendo un atteggiamento imparziale e obiettivo, da studioso che nulla deve concedere all’emotività e al pregiudizio, non puoi non provare sentimenti di partecipazione umana a quello che, a ragion veduta, mi sento di definire il “dolore assoluto”.
Per concludere ho trovato toccante, nella Monografia Sutter, la citazione de “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André con le sue le tragiche analogie tra la fine della protagonista della ballata del cantautore genovese e quella di Milena, genovese anch’essa.
Mario Magagnino
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