Ed eccomi nuovamente a giocare di nostalgia per qualcosa che non ho mai vissuto, sulle tracce di quell’Italietta, ingenua ed eroica che ormai si conosce solo per sentito dire.
L’idea iniziale era quella, partendo da un paio di frasette stampate nelle pagine di apertura di alcuni vecchi libri, di parlare di reputazione aziendale e attenzione al cliente. Poi, maneggiando questi volumetti, ho perso di vista il mio obiettivo e ne è venuto fuori tutt’altro, forse un semplice divertissement a mio uso e consumo.

20160405_160509L’antefatto: mia suocera, 90 anni spesi bene, mi ha regalato una cinquantina di libri ai quali è particolarmente affezionata. Per metterli al sicuro “se un domani”.
Sono tutti della Medusa Mondadori e risalgono agli anni ’40 e ’50.
Grandi autori stranieri, per lo più tradotti da grandi firme italiane.
Ne ho letti un po’, altri li leggerò, ma non è dei romanzi che mi interessa parlare e nemmeno della storia dell’editore. Si trova molto ben dettagliata nel sito Mondadori e nella bella monografia che conserviamo nel nostro archivio.

edizione-provvisoria

Tornando alle frasette che mi hanno colpita, la prima, presente su “Il Purosangue” di Lawrence – 3° edizione del luglio 1945 – lascia trasparire lo sconforto dell’editore, ma anche la sua volontà di non deludere i lettori. 

edizione2La seconda, su “Il Giudice Timberlane” di Lewis, 1° edizione del 1948, trasmette invece la soddisfazione di avercela fatta, di essere riuscito a tornare alla qualità che i “fedeli lettori” meritano.
Nel primo caso siamo alla fine del più grande conflitto armato della storia, con l’Italia vinta e nel caos.
A tre anni di distanza siamo in piena ricostruzione e le macchine delle Officine Grafiche Veronesi possono stampare a pieno ritmo con carta e inchiostri migliori. E l’Editore condivide la gioia con il suo pubblico.

Riordinando questi volumi in ordine cronologico ho trovato, nei loro dettagli, le tracce di una storia. 
Quella di Arnoldo Mondadori  Editore e quella del ‘900 italiano. Ecco alcuni dettagli che mi hanno colpito maggiormente, per il loro essere indizio di scelte, imprenditoriali o stilistiche, oltre che di eventi di cronaca del tempo.
1. Alla Medusa viene ripulito il musetto:

La Medusa del '40

La Medusa del '43

 
2. Cambiano pittogramma e logotipo, a ruota delle vicissitudini della vita dell’editore e della sua impresa, dalle prime palme fino alla rosa dantesca che ha traghettato l’immagine della casa editrice verso l’attuale marchio progettato da Bob Noorda:

AM palma1 AM-palma2 AM-palma-3 AM-rosa

3. Il modo di scrivere la data di pubblicazione cambia in relazione ai tempi: all’anno del calendario gregoriano viene aggiunto e poi tolto quello dell’era fascista:

data1 data2

4. Nel 1941 compare un marchio a secco: quello dell’Ente Italiano per il Diritto d’Autore (SIAE dal 1945) previsto dalla legge  21 aprile 1941 n.633 che, pur con successive modifiche, tutela ancor oggi gli autori di opere creative d’ingegno:

eida Mi fermo qui, dopo la pagina 4 di un pacchetto di vecchi libri. Indizi ce ne sarebbero ancora, dalla scelta dei caratteri, ai traduttori, per chi – ben più accreditato e accreditabile di me – ne volesse trarre narrazioni o conclusioni. Io mi sono solo limitata a fare il gioco “cerca le differenze”.

dedica1

dedica2All’inizio ho detto che, sfogliando questi volumetti, avevo reperito segnali della storia dell’Italia e di Arnoldo Mondadori Editore.
In realtà ho trovato di più, molto di più.
Ho trovato le tracce allegre e appassionate di 2 ragazzi che hanno saputo difendere il loro amore dalla guerra: Giuliano e Vanda, i miei suoceri.
I libri erano i regali che quel ragazzo faceva alla sua bella, completandoli con dediche sorridenti e quel simbolo particolare, quella piccola esplosione di tratti, che gli è rimasto tipico anche da uomo fatto.
E – se in tutto questo si vuole trovare un senso – penso che lo si trovi soprattutto in queste frasi scarabocchiate di getto.
Tiziana Sartori

Per approfondimenti: Le parole di Minerva  e Fondazione Mondadori