“It is far better to adapt the technology to the user than to force the user to adapt to the technology” (Larry Marine).
Questo, in sintesi, significa mettere l’utente al centro.
Questo, in sintesi, è il fondamento della User Experience (UX).
UX significa tenere conto dei feedback e dell’esperienza d’uso degli utilizzatori finali in tutto il processo di realizzazione di un prodotto o servizio, dalla progettazione allo sviluppo.
UX significa avere sempre ben chiaro chi sarà l’utilizzatore finale, quali sono i suoi bisogni, le sue aspettative, le sue esigenze, ed adeguarsi ad esse.
UX significa fare in modo che l’esperienza dell’utente, vale a dire l’esperienza “olistica” che vive navigando il nostro sito o app o utilizzando il nostro servizio, sia positiva e soddisfacente.
Perché questa esperienza, assolutamente individuale, contribuisce a formare un concetto nella mente del consumatore, che va a costituire la sua idea di quel brand.
I benefici?
Le persone amano condividere le esperienze positive con amici e parenti, quindi se la loro user experience sarà positiva diventeranno i nostri migliori venditori e aumenterà la loro fidelizzazione al brand.
In caso contrario, allo stesso modo, sconsiglieranno a tutti di vivere quell’esperienza negativa, con evidenti ripercussioni sul nostro prodotto.
Ma non solo. I benefici della UX sono evidenti anche nel processo di progettazione e sviluppo del prodotto: aumenta la produttività, riduce i tempi e costi di sviluppo e di manutenzione, diminuisce i costi di training e supporto al cliente.
Facile? Non esattamente.
Ricordate una celeberrima scena de l'”Attimo Fuggente”, quella in cui John Keating (Robin Williams) sale sul banco?
J.K: Perché sono salito quassù? Chi indovina?
S: Per sentirsi alto.
J.K: No […]. Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.
In quel contesto John Keating dimostrò ai propri studenti come basta una piccola e semplice azione (salire sul banco) per cambiare totalmente visione.
Dobbiamo sempre guardare a ciò che stiamo sviluppando da più punti di vista. Tenere conto che non si conclude tutto nel “mezzo digitale”, ma c’è una forte interazione con il mondo reale, e la UX deve essere in grado di valutare e valorizzare anche questa realtà.
I ragazzi del prof. Keating immaginavano cosa avrebbero visto, d’altronde conoscevano benissimo la loro aula, se la trovavano di fronte agli occhi ogni giorno.
Potevano solo immaginare come sarebbe stata, ma una volta saliti sul banco lo stupore e la meraviglia hanno fatto superare loro le aspettative, la mente ingannata ha scatenato l’effetto WOW, attestando come validi gli insegnamenti non lineari del professore.
Superare, quindi, le aspettative dell’utente.
Analizzare i touchpoint tra utente, studiare i punti critici e proporre soluzioni fattibili ed innovative.
Scatenare la brand awareness passivamente tramite la linearità del servizio e la sua semplicità.
Perchè “the main goal is not to complicate the already difficult life of the consumer” (Raymond Loewy).
a cura di Business Unit Digital – Intesys Srl Verona
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