I dolci natalizi – prodotto stagionale con forti contenuti di tipicità – mi sembrano sfuggire all’attenzione critica del consumatore, forse per il clima festoso nel quale vengono consumati.
Già qualche anno fa avevo preso in considerazione gli astucci di alcune marche di torrone, talora decisamente sproporzionati al loro contenuto, utilizzati probabilmente per confondere visivamente il consumatore.

In queste festività 2019 ho ricevuto in regalo un cesto di dolciumi, tra i quali il tipico mandorlato di Cologna Veneta (che apprezzo insieme alla bella cittadina!). Per deformazione professionale mi piace curiosare su tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione in genere ed ecco che scopro una palese contraddizione sulla confezione del mandorlato di Garzotto Rocco & Figlio: sull’astuccio leggo, come si può ben vedere dalla foto, “Cologna Veneta 1840”. Sull’involucro interno viene riportata invece un’altra data, il 1850.
Ho chiesto lumi all’azienda che mi ha risposto testualmente “la nostra data heritage è il 1840. Alcune confezioni hanno riportato la data errata per un  errore di stampa”.

La curiosità mi porta a ricercare materiale sulla storia del mandorlato di Cologna Veneta e scopro un’ulteriore contraddizione: “… inventato nell’Ottocento dallo speziale Antonio Finco e perfezionato dal collega Italo Marani nel 1852 …” [Paola Bosaro, L’Arena di Verona 8.12.2016]
Visito il sito web del produttore Marani e scopro che dichiara essere la prima fabbrica italiana di mandorlato, fondata nel 1852 (come si evince dalla scatola).

 Ma le sorprese non finiscono qui… ecco a voi che salta fuori una scatola di latta del ‘700 menzionata su un articolo de L’Arena di Verona del 4 marzo 2018.

Pur riconoscendo che la storia non è un processo lineare, mi permetto una illazione: Venezia, a questo punto, potrebbe vantare una primogenitura non solo sul mandorlato di Cologna Veneta ma anche sul torrone di Cremona, entrambi territori della Serenissima; questo in considerazione dell’insediamento, in questi luoghi, di botteghe di speziali e confetturieri lagunari che, trasferitisi nell’entroterra della Repubblica, portarono con sé conoscenze e abilità nel settore.

Mi permetto, a questo punto, un suggerimento al sindaco di Cologna Veneta.
In questa mia rapida ricerca ho appreso che il Comune di Cologna Veneta intende quest’anno creare una DE.CO. (Denominazione Comunale per le tipicità à del territorio). Ebbene, mi permetto di suggerire al Sindaco, al fine di valorizzare prodotto e territorio, di  considerare prima di tutto le esigenze del consumatore e dare spazio  ad una rigorosa ricerca Storica (con la S maiuscola) basata su fonti archivistiche approfondite e non allo storytelling di bottega. Da una operazione ben articolata di marketing territoriale il ritorno dell’investimento in correttezza sarà uno solo: sviluppo e diffusione del prodotto con ricaduta sugli operatori e il territorio stesso.

Mario Magagnino
Docente di Comunicazione d’Impresa
Università di Verona