“Meno storytelling e più genius loci”. Già il titolo rallegra il cuore di chi, come me, inizia a non poterne più di vedersi serviti dubbi contenuti conditi di storytelling, diventato ormai una salsina trasversale buona per mascherare mancanza di sostanza, di novità o idee e – laddove questi ingredienti ci sarebbero – li priva di mordente mescolandoli in un fiabesco da fratelli Grimm.
Luca De Biase in questo suo ottimo articolo*, calzante e incalzante, si preoccupa con amore dello sviluppo dell’Italia, fucina talenti che però volano via verso quei territori stranieri che hanno saputo diventare poli d’innovazione anche senza eroi a cavallo o gnomi pasticceri.
Ne suggerisco la lettura (clicca QUI), citandone le parole conclusive, che piacerebbero anche ad Adriano Olivetti :… un nuovo distretto dell’innovazione di livello internazionale in Italia, dovrebbe avere le radici meno nella aggressiva pratica dello storytelling e più nella realtà umile di chi scrive, ogni giorno, lavorando la storia.
* Da il Sole 24Ore del 20 marzo 2019
Tiziana Sartori
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