Da sinistra:Piero Mastroberardino, Presidente della Mastroberardino, Luciano Ferraro del Corriere della Sera, Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere

Il Vinitaly 2019 ha ospitato la presentazione stampa del MIMA, Museo d’impresa Mastroberardino Atripalda, che aprirà i battenti a metà maggio. L’elenco dei musei d’impresa del vino si allunga, rispetto allo scenario identificato con la ricerca che nel 2017 abbiamo condotto proprio per Vinitaly (per approfondimento clicca QUI) e l’interesse per l’area dell’Heritage Marketing accresce lo sviluppo di archivi, musei d’impresa e monografie istituzionali d’impresa di tutti i settori merceologici.
La parte del leone continuano a farla le aziende vitivinicole(clicca QUI).
Il progetto museale MIMA ha condotto alla selezione di documenti che abbracciano tre secoli di storia della famiglia Mastroberardino e dei vini d’Irpinia: la prima sezione del museo prende avvio nel 1700 e, narrando le imprese delle prime generazioni di famiglia, accompagna con ricchezza di documentazione storica nel corso delle diverse dominazioni sul Regno di Napoli, dagli Asburgo al periodo napoleonico, ai regnanti borbonici, nonché ai tre sovrani di Casa Savoia, giungendo sino alla scomparsa, nel 1914, di Angelo Mastroberardino, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, artefice della prima internazionalizzazione dell’impresa a partire dal 1878.
La seconda sezione, che copre il periodo tra il 1914 e il 1932, racconta lo sviluppo delle relazioni commerciali del figlio Michele Mastroberardino, che porta i vini irpini a toccare tutti i continenti.
Questa è la fase nella quale la famiglia si ritrova a confrontarsi con il dirottamento delle navi dirette in Argentina con il vino irpino, da parte del Vate Gabriele D’Annunzio, il quale richiese il riscatto delle merci per finanziare i legionari di Fiume durante la Reggenza Italiana del Carnaro.
La terza sezione si occupa delle vicende dell’impresa tra il 1933 e il 1945 periodo nel quale Michele, ormai maturo, coglie l’opportunità della caduta del proibizionismo americano ad opera di Roosevelt, per consolidare la presenza dei propri vini su un ampio numero di mercati esteri. L’esposizione si conclude con la morte di Michele Mastroberardino e la fine della guerra, accompagnata dal racconto dei primi passi di una faticosa ricostruzione conseguente al cataclisma bellico.

Mario Magagnino