#pantagruelNel corso di una bella tavola rotonda, svoltasi a Roma al Forum della Comunicazione 2011, Carlo Infante – Managing director di Urban Experience – diceva “… Internet ingoia tutto e non digerisce niente: tutto quello che è scritto sulla rete ci rimane e lavora pro o contro di noi …” .
E’ il tema fondamentale della Brand e Personal Reputation nell’era di Internet.
Di privacy e di Brand Reputation se ne parla, pur dando a questi concetti vari nomi, da decenni se non addirittura da secoli.
L’avvento della Rete ha enfatizzato il problema scatenando – nell’era di “siam tutti esperti e tutti opinion leader” – miriadi di discussioni, dibattiti, a volte anche corbellerie: ognuno difende, a torto o a ragione, il proprio diritto a mantenere – soprattutto in Internet – una sua capacità di dominio della propria reputazione.

C’è del vero e del farlocco in questo diffuso dibattito e, comunque, c’è ancora poca informazione. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

In Italia, il 9 Aprile del 1998, la III sezione della Cassazione Civile, con la sentenza n. 3679, determina il “… giusto interesse di ogni persona a non restare indeterminatamente esposta ai danni ulteriori che arreca al suo onore e alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una notizia in passato legittimamente divulgata …”.
E’ indubbiamente una sentenza storica che da corpo a quello che conosciamo oggi come “diritto all’oblio” e che sarà successivamente riferito al maggiore dei nostri potenziali “persecutori”: la rete e nello specifico i “motori di ricerca”, con il giudizio meglio conosciuto come “Google Spain” della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) di Lussemburgo del Maggio 2014.

Non stiamo, ovviamente parlando di notizie false, calunnie o diffamazioni commesse a nostro danno o comunque a notizie che non ci sono appartenute – per questo esiste la magistratura ordinaria – bensì a fatti che ci sono appartenuti nel passato ma che non è giusto – come sostengono entrambi i citati giudizi – che ci perseguitino per la nostra intera esistenza. Il tema è ampio e complesso.

Come approfondimento a questo tema pubblichiamo, di seguito, la registrazione della sessione sul diritto all’oblio “La memoria della rete: il diritto all’oblio a due anni dalla sentenza Google – Spain“, nell’ambito del V Congresso Giuridico Distrettuale (Merano, 9 – 10 giugno 2016).
I relatori sono:  Marco Scialdone – avvocato, responsabile di Computerlaw.it – Informatica e Diritto, Fulvio Sarzana – avvocato, consigliere dell’Assoprovider,  Maurizio Gualdieri – avvocato.

Questi interventi sono andati in onda il 3 luglio 2016 nella rubrica Presi per il Web di Radio Radicale.
Sono quasi 50 minuti di registrazione ricchi di contenuti. Buon ascolto.

Stefano Russo