“… La sismologia non sa dire quando, ma sa dire dove avverranno terremoti rovinosi, e sa pure graduare la sismicità delle diverse province italiane, quindi saprebbe indicare al governo dove sarebbero necessari regolamenti edilizi più e dove meno rigorosi, senza aspettare che prima il terremoto distrugga quei paesi che si vogliono salvare …”
Questa frase è tratta da un articolo pubblicato centootto(108) anni fa da Giuseppe Mercalli (Milano, 21 maggio 1850 – Napoli, 18 marzo 1914) subito dopo il terremoto che distrusse Messina.
Mercalli, geologo, sismologo, vulcanologo e sacerdote cattolico italiano, fu l’ideatore della famosa Scala Mercalli che misura l’intensità macrosismica di un terremoto attraverso l’osservazione dei danni e delle modificazioni ambientali prodotte da esso. Ma purtroppo la sua Scala è l’unica cosa che si ricorda dello scienziato.
La rivista su cui Mercalli pubblicò l’articolo – Rassegna Nazionale – fu diffusa, tra il 1879 ed il 1952, in ambienti elitari italiani: quelli dell’aristocrazia e della grossa borghesia, nei ministeri, nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche.
Era, insomma, in grado di influire sulla classe dominante delle epoche in cui fu pubblicata.
Vicina al Modernismo, la rivista fu sempre pronta alla discussione, si dimostrò interessata all’evoluzionismo e all’americanismo, attenta allo sviluppo delle nuove correnti del pensiero contemporaneo.
Era, insomma, il mezzo giusto per far passare positivamente quanto predicato – se così si può dire – da Mercalli in merito alla prevenzione dei terremoti.
Ma così non fu.
Ci fu sempre un “motivo altro” per posticipare quel pensiero. 182 zone colpite con un totale di oltre 160.000 vittime ed un’immensa perdita di beni paesaggistici, storici ed economici furono il risultato di questo “pensare ad altro”.
Ora molti, come sempre in queste occasioni, montano “sulle rovine del perdente” e si lanciano in improbabili soluzioni definitive quando non si limitano a puntare il dito sul presunto colpevole.
Ma siamo ognuno di noi, nessuno escluso, i perdenti in questa sanguinosa dimostrazione di stupidità.
Chi per ignavia, chi per momentanea convenienza, chi per malaffare, chi per ignoranza, chi semplicemente perché i terremoti “colpiscono sempre e solo gli altri”. Tutti.
Stefano Russo
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