Quando nella prima metà degli anni 60 fu affidata a Bob Noorda la corporate identity della Metropolitana Milanese il grande designer olandese creò, assieme all’architetto Franco Albini, uno dei sistemi di segnaletica che erano, per i tempi, tra più avanzati al mondo.
Questo lavoro fu, per il co-fondatore della prestigiosa Unimark International, il viatico per acquisire la commessa della segnaletica e più in generale della grafica, della Metropolitana di New York e di quella di San Paolo.
A quasi 50 anni da allora dei concetti che Noorda racchiuse in quei semplici ed efficaci pittogrammi, in quelle basiche ed intuitive palette di colori ben poco è rimasto. Sono state sprecate, così come si spreca tutto ciò che non si comprende nella sua abbagliante semplicità.
Ho viaggiato, proprio ieri – dopo anni di assenza dalla subway milanese – dalla Stazione Centrale a Porta Venezia. Un tragitto breve ma che mi ha dato modo di percepire, anzi non percepire, quella “logica del viaggio” che ti permette, come ad esempio nel Metrò di Parigi che conosco bene, di sentirti sempre accompagnato nel tuo andare.
Logica che si compone di mille piccoli dettagli, apparentemente insignificanti, di quel sistema semiotico che rappresenta il tuo driver nel viaggio sotterraneo.
E’ facile, per chi non sappia utilizzare gli strumenti di tale disciplina, non percepire il senso preciso dello spessore di un carattere o dell’altezza a cui viene posta un indicazione o dell’abbinamento di due colori o della vicinanza di due indicazioni e così, nel tempo quel miracolo di equilibri che fu creato 49 anni fa da Bob Noorda è stato distrutto, pezzo a pezzo, come un castello di carte che una mano incerta e grossolana fa crollare.
Ai cultori di queste delicate armonie semiotiche e a tutti coloro che vogliano affrontare in modo più tecnico l’argomento consiglio il bell’articolo di Giò Fuga Type intitolato C’era una volta una segnaletica della Metropolitana Milanese.
Traggo proprio da questo articolo una citazione di Noorda che disse “ «Tutti i lavori pubblici in Italia sono malmessi, il livello è bassissimo, non c’è interesse, manca il gusto estetico. In Olanda, per fare un esempio che conosco bene, c’è molta attenzione per l’immagine». Il gusto estetico, corrispondeva, nella mente del grande designer anche alla razionalità e alla funzionalità. Altri tempi, altri intendimenti.
Stefano Russo
(articolo tratto da “Blog 3.0 – Sartori,Russo&Co” – 30 novembre 2011)
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