Nel corso di questi ultimi anni mi sono reso conto, con disappunto, che quando si parla di Monografia istituzionale d’Impresa questa viene spesso percepita come opera essenzialmente storica dedicata quindi espressamente alla narrazione del passato.
La monografia d’impresa nella sintetica definizione che si trova in questo sito – e che rimane pietra miliare per l’Osservatorio – è “… il racconto del vissuto di tutti gli attori dell’Azienda dal momento in cui essa si istituzionalizza collocandosi nell’organismo sociale. Esso si traduce in un documento, di solito in forma di libro, detto appunto Monografia Istituzionale d’Impresa, strumento importante per la validazione della storia e della reputazione dell’Azienda nell’ambito della propria Comunicazione Istituzionale …“.
Il resoconto del passato è quindi solo un tassello, per altro non indispensabile, per la redazione dei contenuti di questo strumento che, nel corso di una nostra tavola rotonda del 2015, abbiamo definito “Ritratto coniugato al futuro” confermando con ciò che nella monografia aziendale sono quasi più importanti le promesse per il futuro che i ricordi del passato.
La gran parte delle monografie istituzionali che conserviamo nel nostro Archivio ha – con varie declinazioni e pesi – una presenza importante di ricostruzione storica ma ciò è da interpretarsi più come elemento di una piattaforma creativa, mirante ad un coinvolgimento emotivo del lettore, che come indispensabile funzionalità per lo strumento “monografia istituzionale d’impresa”.
Estremizzando, il ritratto – o meglio l’autoritratto – di un’organizzazione potrebbe quindi avvenire anche in assenza del racconto del passato e sta alla sensibilità ed alla metrica narrativa dell’organizzazione stessa, enfatizzare o minimizzare questo “capitolo” della propria rappresentazione.
In fondo non va dimenticato che la monografia istituzionale è uno strumento di comunicazione funzionale ad un’impresa “viva” e come tale finalizzata alla costruzione del suo futuro.
Stefano Russo
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