L’articolo che – sul Sole 24 Ore dello scorso 4 maggio – Francesca Molteni ha dedicato all’Osservatorio Monografie Istituzionali d’Impresa, ha contribuito ad allargare il novero di chi trova interesse nel visitare e consultare il nostro sito dedicato allo strumento principe della Comunicazione Istituzionale, la Monografia aziendale, che ancor oggi trova il suo supporto ottimale nella carta. La credibilità che la carta stampata offre ad un’iniziativa imprenditoriale, secondo la mia esperienza, è ancora considerevole e insostituibile.
Grazie all’interesse suscitato dall’articolo di Molteni, abbiamo ricevuto il volume di Dante Ferrari “il grande trading italiano, storie di operatori con l’estero”, (editore Libri Scheiwiller, Milano 1998) da parte di Piero Piccardi, promotore di questo libro “…sull’attività di uomini ai quali Ance – Associazione Nazionale Commercio Estero, è tanto debitrice per lo sviluppo del commercio estero italiano nel dopoguerra e oltre…”.
Le storie di Serafino Ferruzzi, Dino Gentili, Piero Savoretti, Alberto Levi, Giulio Tamaro, Jack Clerici, Giulio Pugliese, Luigi Deserti, I Cauvin, Tito Trinca e Intersommer, I Noberasco, Aldo Bonapace e Gino Pesenti forniscono un quadro interessante per lo studioso di Storia dell’Impresa.
Ma il nuovo – che oggi fa tendenza – sono i contenuti di questi racconti, che meritano di essere narrati con linguaggio semplice e generalista per raggiungere un pubblico ampio e di non “addetti ai lavori.” La conoscenza diffusa di storie come quelle proposte da Dante Ferrari, stimola la formazione di uno spirito d’identificazione nel Paese Italia e getta le basi per creare un clima favorevole alla riconquista di quella – ormai dimenticata – posizione di quarta potenza industriale che il Paese merita.
Certamente – e purtroppo – sono state effettuate scelte infelici dai direttori dell’orchestra Italia, certamente sono venuti a mancare i presupposti etico-morali da parte di alcune aziende longeve, certamente ha dominato l’atteggiamento del cane ingordo, che con la bistecca in bocca, vedendosi riflesso nell’acqua, lascia cadere il cibo per derubare propria immagine riflessa.
Quello però che questo libro stimola a pensare, attraverso le storie di straordinari imprenditori, è forse il nocciolo del problema: a fronte di una grande ricchezza di saperi che il mondo ci invidia e ci sottrae – da qui la fuga di cervelli di cui tanto si parla – ciò che manca, per preparazione, indole e forse per mancanza di stimoli, è una classe imprenditoriale che tali ricchezze sappia valorizzare.
Ciò nonostante il fattore umano italiano continua ad essere una miniera inesauribile di risorse. L’Osservatorio si pone come luogo di coordinamento delle unicità imprenditoriali made in Italy, spinte dal passato verso il futuro del grande mercato globale.
Pertanto ringrazio dell’attenzione – verso l’Osservatorio Monografie Istituzionali d’Impresa – Piero Picardi che in uno scambio epistolare mi ricorda di essere – con Paolo Franci – “…la memoria storica di quel periodo e di quelle avventure imprenditoriali…”.
Il libro è denso di episodi significativi, che meritano una rivalutazione più ampia: imprenditori che riescono a bucare la “cortina di ferro”, come Piero Savoretti, e far nascere il progetto di vaste dimensioni di Togliattigrad; o scambiare, come ha fatto Giulio Pugliese negli anni cinquanta, autocarri Fiat con 9 milioni di dollari in suini cinesi. Ora in Italia ci si scandalizza se vengono importati maiali cinesi ma, i nostri padri , quanti ne hanno mangiati a loro insaputa?!
Mario Magagnino
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