La monografia di Ingros Giustacchini ha guadagnato la menzione speciale “per la Miglior Soluzione Biografica d’Imprenditore o Impresa o Prodotto/Servizio” del Premio OMI 2016. Abbiamo intervistato Giuseppe Giustacchini, Presidente dell’omonima azienda bresciana, per cercare di carpire il segreto di questo successo.
Signor Giustacchini, cosa ha rappresentato, per un’azienda come la Vostra – ricca 500 anni di storia – affrontare il percorso di ricerca, analisi e confronto che precede la realizzazione di una monografia?
È stata – per quanto mi riguarda, ma sono sicuro di interpretare il sentimento di tutta la famiglia – un’opera necessaria.
Parlo di “opera” pensando al completo arco di significati di questa parola.
Un opus: dunque, innanzitutto, un lavoro materiale e sui materiali, che ha coinvolto il sottoscritto e un’appassionata squadra di professionisti per cinque lunghi anni.
Questo libro rappresenta |
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E certamente, allo stesso tempo, si è trattato di un grande sforzo intellettuale, sotto il profilo della ricerca e della ricostruzione storica, ma anche dal punto di vista estetico (il progetto grafico è stato pensato e sviluppato dallo studio Pitis di Milano-Parigi, uno dei più importanti e apprezzati non solo a livello nazionale).
Questo libro rappresenta infine il compimento di un gesto: un atto privato di valenza civile.
È l’affermazione della nostra storia, del nostro lavoro, nel dibattito pubblico.
Una testimonianza necessaria – come dicevo – perché è la storia nostra e insieme di un intero territorio.
Pensa che, oltre ad essere un doveroso tributo al passato, questo sguardo introspettivo sui vostri valori istituzionali sia stato utile per rinsaldare i rapporti interni e per mettere a fuoco i target per il futuro?
Far leva sulla tradizione |
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Questo libro non vuole essere – o non vuole essere soltanto – un racconto del nostro passato, ma vuole guardare avanti, far leva sulla consapevolezza di una tradizione per scrivere pagine inedite di questa storia.
Nel prologo, raccontando i miei due figli, Davide e Paola, che lavorano con me in azienda, ho parlato proprio di futuro. Un futuro ambizioso e che scriveremo insieme, realizzando nuovi e stimolanti progetti.
Uno di questi è ad esempio un flagship store a Bergamo e diversi altri a Milano, sull’esempio di quanto già fatto a Verona. Allargarsi, insomma, ma senza fare il passo più lungo della gamba.
In un mondo sempre più globalizzato, un forte legame col territorio e con le sue tradizioni è un limite o, al contrario, una risposta ai limiti?
Non vorrei risultare presuntuoso, ma mi vien da dire che un forte legame col territorio – ma che sia forte davvero, cioè profondo, autentico – non costituisce un limite né una risposta ai limiti, se la risposta è intesa come un semplice ripiego.
Come racconta il libro, la storia della famiglia Giustacchini è letteralmente intrecciata alla parabola storico-economica della città e della provincia di Brescia, dal Cinquecento a oggi.
Questo intreccio ha costruito una solida identità: la nostra identità. È un modello d’impresa che trova nel radicamento la sua forza, e che rappresenta una reale alternativa al modello globalizzato.
Cosa significa per Voi, azienda e famiglia, il riconoscimento ottenuto al Premio OMI 2016?
È un riconoscimento che permette all’azienda |
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La notizia del conferimento della menzione speciale alla nostra monografia ha riempito di orgoglio sia l’azienda che la famiglia in senso stretto.
È un riconoscimento di cui andiamo particolarmente fieri: non solo ripaga gli sforzi che han permesso di dare alle stampe il libro, ma anche permette all’azienda di porsi all’attenzione di un importante osservatorio, di far conoscere la sua storia e la sua attività ben oltre il consueto raggio di azione.
Personalmente, poi, trovo molto interessante il coinvolgimento degli studenti da parte dell’OMI: è un’occasione straordinaria per mettere in contatto il mondo dell’impresa e il mondo della ricerca, un arricchimento reciproco e fondamentale.
Giuseppe Comper
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