Altroconsumo, famosa Associazione Consumatori oltre che – o principalmente – editore di un certo numero di testate è stato tra i protagonisti di una cosa che definirei quantomeno “curiosa”.
L’Osservatorio Monografie Istituzionali d’impresa é un’associazione culturale ed aveva un suo conto corrente presso Unicredit. Gli estremi di questo conto sono pubblicati nel nostro sito, nella pagina dedicata alle donazioni. E’ una prassi molto comune: online sono reperibili i codici IBAN perfino dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, non siamo quindi un caso raro, generato dalla nostra ingenuità.
Il 7 aprile 2015, controllando l’estratto conto rileviamo un addebito di 2,00 euro in data 02-03-2015 così descritto: Addebito SEPA DD per fattura a vostro carico SDD da IT150010000009503590151 Altroconsumo Edizioni srl mandato n. 5583144501883-16 per abbonamento Altroconsumo.
Abbiamo forse sottoscritto un abbonamento? No!
Su internet scopriamo che è l’abbonamento di prova per 2 mesi e che, se non viene disdetto, è automaticamente rinnovato per altri 3 mesi al costo di 17,60 euro.
E nel nostro conto corrente troviamo infatti, in data 01–04-2015, un addebito di tale cifra, con analoga causale….
Telefoniamo ad Altroconsumo per avere chiarimenti. Tranquilli e sereni ci dicono che a loro risulta regolarmente sottoscritto un abbonamento il cui pagamento è appoggiato al nostro IBAN. Ma l’abbonamento è a nome nostro? No.
Ci mandano, come unico sostegno lo screenshot della loro scheda/cliente dal quale si evince che un certo Signor Trodelli Luigi, via Veterinaria 5B 80131 Napoli ha sottoscritto l’abbonamento il 24 gennaio.
Noi siamo a Verona, non conosciamo nessun Signor Trodelli, l’indirizzo corrisponde alla Facoltà di Veterinaria dell’Università di Napoli (branca dello scibile totalmente estranea alle nostre finalità), non c’è l’indirizzo email, il numero di cellulare riportato è inesistente e, si sa, un codice fiscale si compila facilmente anche con dati inventati.
E quindi? Il servizio “Relazioni con i Soci” di Altroconsumo ci dice che – se vogliamo annullare i pagamenti effettuati – dobbiamo rivolgerci alla nostra banca, non a loro.
In banca, per revocare i pagamenti preferiscono che la nostra richiesta sia supportata da una denuncia.
Il 9 aprile andiamo dai Carabinieri per una “querela orale” contro ignoti (Prot. Verbale: VRCS042015VD901636) e con questa ritorniamo in banca.
Sempre il 9 aprile, ci vengono fatti i rimborsi relativi agli addebiti del 2 marzo (2,00 euro) e 1 aprile (17,60 euro).
Bene! direte voi. Non proprio: ciascuna di queste operazioni ci costa 2,00 euro.
In pratica, per riavere i 19,60 euro sottratti indebitamente abbiamo speso 4,00 euro, oltre al (tanto) tempo perso.
Senza dimenticare il costo – per l’Arma dei Carabinieri e quindi per la Società – della ricezione della nostra denuncia.
Non vogliamo nemmeno pensare chi, ma qualcuno ci marcia.
Con una superficiale indagine in rete abbiamo trovato altri casi analoghi, alcuni già del 2006, quando i pagamenti SEPA (che dovrebbero offrire maggiori tutele) ancora non c’erano.
Ma sempre per abbonamenti ad Altroconsumo, a cui rimproveriamo solo di non aver preso posizione o promosso azioni a tutela dei tanti consumatori che hanno vissuto la nostra esperienza. Oltre a rimproverare al sistema SEPA di non tutelare adeguatamente gli interessi dei cittadini europei.
In conclusione, chi ha pagato siamo stati noi, tanto per cambiare.
Noi, che nello specifico siamo un’associazione culturale senza scopo di lucro, senza finanziamenti pubblici, con un conto corrente che, di zeri, ne ha solo due: quelli dopo la virgola.
E’ successa la stessa cosa anche a noi, in data 1/7/2015.
E’ stato utilizzato il nostro codice fiscale a nome Galileo Piccinini, la cifra era di €. 23,45 e il mandato (continuativo!!) il n. 5583144610567-60.
Non abbiamo ancora interpellato Altroconsumo, ma, dopo aver letto il Vostro articolo, sarà ns. cura denunciare il fatto ai Carabinieri.
Stiamo seriamente pensando di contattare anche lo staff di Milena Gabanelli, per dare visibilità a questa faccenda, che ci spiacerebbe cadesse nel nulla.
E chissà quante persone/enti/aziende avranno pagato senza accorgersene, vista l’esiguità della somma!
Credibilità di Altroconsumo (e anche della banca, che ha accettato un documento in cui codice fiscale e nominativo non coincidevano) uguale a zero!
Monica Romagnoli
Ufficio Amministrazione
UPI Emilia-Romagna
Via I. Malvasia, 6 – Bologna
In Italia le cose vanno proprio così! Così come descritte nell’articolo di cui sopra a cura dell’Osservatorio Monografie Istituzionali d’Impresa. La cosa è successa anche a noi con la nostra Associazione i cui dati ed IBAN compaiono sul nostro sito. Tramite un addebito SDD a favore di Altroconsumo Edizioni S.r.l., in pratica Euro 2,00 a cui è stato aggiunto Euro 1,00 per spese di commissioni. Ci siamo recati in Banca facendo una richiesta scritta di riaccredito della somma e di una revoca di mandati SDD emessa da Altroconsumo Edizioni S.r.l. Denuncia ai Carabinieri non mi sembra il caso: da una parte si tratta di solo Euro 3,00, e poi, ho massimo rispetto di tutte le Forze dell’ordine per denunciare qualcuno per questa somma così esigua. Non penso che uno o più militari possano essere distaccati per seguire l’iter di 3,00 Euro. Comunque sia, rispetto tutti coloro che hanno denunciato o esposto il fatto.
Agostino Del Buono
Caro Del Buono, noi la denuncia ai Carabinieri l’abbiamo fatta in quanto richiestaci dalla Banca per poter effettuare il rimborso.
Ma, a parte ciò, credo che sia stato giusto farla anche per una somma così esigua: la legalità è legalità e come ha sentenziato qualche anno fa la Corte di Cassazione nel reato di truffa ex articolo 640 del Codice Penale, “l’entità modesta o anche modestissima” del danno patrimoniale non mette in salvo l’imputato.
Questi casi si ripetono con frequenza – basta fare una veloce ricerca in Internet per rendersene conto – dal 2006 e solo in questo thread abbiamo messo assieme almeno una ventina di Euro sottratti truffaldinamente:-)
Gentile Signora Romagnoli,
grazie per averci letto.
Il nostro iter é stato interpellare:
– Altro Consumo che ha rimbalzato la palla alla nostra banca (Unicredit);
– Unicredit che ci ha gentilmente chiesto di sporgere denuncia;
– I Carabinieri che hanno accolto e verbalizzato la nostra denuncia;
– Unicredit, che in presenza della denuncia e a fronte di un compenso (non dichiarato preventivamente) di 4 euro, ha recuperato i nostri 19,60.
Da allora non ne sappiamo più nulla.
Non sappiamo se i Carabinieri hanno messo la nostra denuncia nel cassetto dell’oblio o se – essendo quello denunciato reato penale (come i CC stessi ci hanno detto) – non sia andato a far parte di un corposo faldone presso qualche magistrato.
Che potrebbe averlo archiviato.
Le consiglio la denuncia presso i Carabinieri, con quella potrà richiedere il recupero delle somme alla banca.
Se tutti coloro che subiscono queste truffe le denunciassero e le divulgassero ci sarebbe una casistica documentata per sensibilizzare i grandi mezzi di comunicazione.
Restiamo a Sua disposizione, l’unione fa la forza, e chissà che unendo le nostre voci non riusciamo a farci sentire (e invito quindi chi ha avuto la medesima esperienza a scriverci)
Cordialmente
Tiziana Sartori – Vicepresidente OMI
Seguiremo i Suoi consigli.
Teniamoci in contatto.
Cordiali saluti.
Monica Romagnoli
UPI Emilia-Romagna
Gentilissima Sig.ra Romagnoli e Gentilissima Sig.ra Sartori,
ci preme chiarire la nostra posizione anche perchè siamo evidentemente parte lesa: abbiamo aperto posizioni associative, inviato riviste, ecc senza incassare alla fine nulla.
Quindi riepilogando:
1) abbiamo ricevuto tramite internet la richiesta per associarsi completa di anagrafica, codice fiscale e iban; di conseguenza abbiamo aperto posizione associativa, inviato le riviste e richiesto l’addebito previsto tramite SDD SEPA
2) quando abbiamo ricevuto la contestazione da parte vostra vi abbiamo subito invitato a sporgere denuncia per evitare che il vostro conto venisse utilizzato da altri ( come successo per la nostra associazione); il consiglio fornitovi dalla collega ( si rivolga in banca per avere lo storno delle quote addebitate) non era per scaricarci dalle responsabilità, ma semplicemente per farle riavere i soldi nel più breve tempo possibile; con l’introduzione di Sepa infatti l’utente può contestare l’addebito fino al 56 giorno dalla data di valuta e di conseguenza questo non ci permette di effettuare rimborsi prima di tale data
Spero che queste nostre righe abbiano fatto un pò di chiarezza sulla nostra associazione e sul nostro modo di operare anche perché siamo stati anche noi vittime di qualche malfattore che ha utilizzato un dato “pubblico” per fini personali.
Grazie per l’attenzione
Infatti, Egregio Signor o Gentile Signora “Altroconsumo”, mi pare che ne da parte di Tiziana Sartori, ne da quella della Signora Romagnoli si “sospetti” che l’Associazione Altroconsumo sia fraudolentemente coinvolta nella truffa.
Una domanda però, Avete sporto a vostra volta, una denuncia presso i Carabinieri? Spero di si in quanto mi parrebbe vista la vostra mission il minimo che avreste potuto fare.
Grazie a voi per l’attenzione.
“In banca, per revocare i pagamenti preferiscono che la nostra richiesta sia supportata da una denuncia.” in che senso ?
Cioè se l’illecito è avvenuto sul conto corrente, il conto materialmente è di proprietà della banca che lo protegge affinchè sia sicuro e anche per questo infatti fa pagare un canone al correntista (in caso di gratuità è un canone zero). Perlomeno è danneggiata anche la banca che dovrebbe anche lei sporgere denuncia.
Questo ignoto signore ha fatto danni a più soggetti.
Forse risposta a questi miei dubbi si troverà in qualche clausola scritta in piccolissimo sul contratto di cc.
Oppure chiamata in causa, la banca potrebbe girare ogni responsabilità sul sistema SEPA (di cui non conosco il funzionamento).
Comunque quei 4 euro chiedono giustizia
gianni colacione
Signori di Altroconsumo,
finalmente una – piccola – presa di posizione da parte Vostra su questo fenomeno che si protrae almeno dal 2006.
Risalgono infatti a quella data le prime segnalazioni online su questa “anomalia” che riguarda l’abbonamento alle Vostre testate.
Non ho trovato però nessun cenno da parte Vostra, pur trovando link ad articoli da Voi pubblicati che richiamano problematiche analoghe, almeno dal punto di vista del consumatore, per abbonamenti a prodotti e servizi di altri.
Mi dispiace vedere che chi, come Voi, si pone la mission di difendere il consumatore, mantiene un atteggiamento remissivo nei confronti di chi abusa della sua reputazione e del suo conto e – pur avendo la forza per farlo – non denuncia ai consumatori la cosa, delegando di fatto i consumatori stessi a provvedere ciascuno per proprio conto.
Con palese discredito dell’immagine aziendale.
A proposito di denuncia: la nostra associazione si é rivolta ai Carabinieri e ha esposto il fatto in modo documentato e ufficiale (Prot. Verbale: VRCS042015VD901636).
Altroconsumo ha fatto altrettanto?
Se lo ha fatto, penso che sia corretto che di ciò ne venga data notizia e documentazione.
Nel Vostro gradito commento, pur dilungandoVi sul SEPA, non fate molta chiarezza sulla vicenda, mi dispiace.
Lamentate di aver spedito riviste senza incassare nulla.
Questo nel caso in cui “l’abbonato-suo-malgrado” si accorga dei prelievi dal suo conto.
Ma quanti sono quelli che non se ne accorgono?
Sull’addebito c’è scritto testualmente: Addebito SEPA DD per fattura a vostro carico SDD da IT150010000009503590151 Altroconsumo Edizioni srl mandato n. 5583144501883-16 per abbonamento Altroconsumo.
E’ il Vostro conto o é un’imitazione?
Domando senza retro-pensieri, ma solo per capire in cosa consiste il danno economico che deriva a Voi da questo raggiro.
Penso che un’organizzazione strutturata come la Vostra abbia sicuramente questo dato.
A noi é costato 4 euro di spese bancarie oltre a circa 8 ore di tempo/lavoro.
E per concludere: la tutela dei consumatori si fa innanzitutto con la trasparenza.
Descrivendo il caso, la Signora Monica Romagnoli ed io ci siamo firmate con nome, cognome ed elementi di reperibilità, in trasparenza.
Altroconsumo si firma “Altroconsumo”…ovvero tutti, nessuno, centomila. In opacità.
La nostra Associazione, occupandosi di comunicazione istituzionale, sarà ben lieta di affiancarVi, qualora voleste attivare una campagna di sensibilizzazione sul problema.
Cordiali saluti
Tiziana Sartori
P.S. se gradito, possiamo pubblicare l’esposto fatto ai Carabinieri.
Oggi è successo a Me cazzo! 50,65
Signor Arturo,
grazie per aver condiviso la Sua disavventura.
Navigando in rete avrà constatato che, purtroppo, non é il solo ad aver subito il modus operandi di chi fa questo, indipendentemente che si tratti di Altroconsumo o di altri che approfittano della notorietà della testata.
Le consigliamo di non lasciar perdere e di procedere come abbiamo fatto noi.
Anche se perderà una marea di tempo per pochi euro.
Ma darà dimostrazione che il consumatore é anche un cittadino consapevole.
Ho appena riscontrato anche io la stessa cosa.
Addebitati sul mio conto 23.45€ e contratto sottoscritto il giorno 12/07/2015 giorno in cui io ero in volo verso l’estero per le vacanze estive.
Andrò nel pomeriggio a fare denuncia ma vorrei sapere chi e come ha avuto il mio IBAN!!!
Sottolineo che mi sembrano diversi i casi..
Gentile Signora Michela,
i casi effettivamente sono molti. Lo riscontriamo dal numero di persone che, quotidianamente, legge questo post.
Non sta a noi giudicare o definire chi sia il promotore di questa “cosa” (evitiamo definizioni proprio perché non abbiamo strumenti sufficienti in mano) che – molto chiaramente – danneggia molte persone.
Sta di fatto che, ricercando su internet, si può riscontrare che é un problema che va avanti da anni senza che Altroconsumo prenda dei provvedimenti risolutori.
Il suo proposito di sporgere denuncia é civile e corretto, per Lei e per la collettività. Recuperare i Suoi soldi Le costerà qualcosina ma é giusto procedere, per principio.
Altroconsumo ci ha risposto, come avrà potuto leggere in calce a questo, articolo in modo poco convincente e deciso.
Grazie per la Sua testimonianza.
Noi lavoriamo per la comunicazione sincera e siamo quindi sempre a disposizione per raccogliere segnalazioni.
Cordialmente
Tiziana Sartori – Vicepresidente Osservatorio Monografie d’Impresa.
Mi hanno prelevato quasi 1.000 euro
mi sembran tanti, sicuro di non sbagliare? Comunque, non ho motivo per non crederle e una sua denuncia ai Carabinieri l’aiuterà a chiarire la la cosa.
Mi accodo all’elenco delle persone che hanno subito questo tipo di “raggiro”,
nel mio caso sono stato comunque fortunato in quanto mi è arrivata oggi 20/7/16 a casa una lettera (stavo per gettarla via senza leggerla pensando fosse la solita pubblicità) che mi comunicava di essere iscritto ad Altroconsumo con tanto di codice socio e… codice mandato sepa preceduto dalla frase “per la tua iscrizione hai scelto l’addebito diretto SEPA” (!!!) Ho subito contattato il numero telefonico indicato nella lettera (02-6961520 lo scrivo in quanto può essere utile per chi si trova in questa situazione ma non ha ricevuto la lettera) a cui risponde “l’ufficio abbonamenti”,
una signora peraltro gentile, mi ha confermato che “qualcuno” aveva il giorno 6/7/16 inserito online la richiesta di abbonamento utilizzando i miei dati anagrafici e il mio iban (!!!), ho spiegato che si trattava di un utilizzo fraudolento e (spero sia così) la signora ha cancellato la richiesta.
Ho ovviamente controllato il conto e nell’elenco delle autorizzazioni sepa non risulta nessuna nuova richiesta, sarebbe penso bastato qualche giorno di ritardo nel ricevere la lettera (che è arrivata per posta ordinaria quindi poteva anche andar persa) e avrei scoperto tutto ciò trovandomi un addebito sul conto corrente.
E’ comunque grottesco che Altroconsumo (che si erige a baluardo in difesa degli interessi dei consumatori) non adotti nessuno criterio di verifica/controllo. Telefonicamente mi è proprio stato detto che allo stato attuale CHIUNQUE COMPILI I DATI SUL LORO SITO WEB PUO’ ATTIVARE UN ABBONAMENTO E QUINDI DI ADDEBITO SEPA!
Mi trovo nella stessa situazione fotocopia dell’altro Luca, con la differenza che alla lettera di altroconsumo è seguito l’addebito di 2 euro e 0,80 commissioni bancoposta.
Dato che il mio abbonamento pare sia stato sottoscritto online il 30 giugno (come mi è stato detto da una impiegata di altroconsumo) con il mio IBAN diventa ora una cosa troppo ricorrente perchè altro consumo non si attivi perchè tutte queste denunce alla polizia postale (dove sto andando anche io) non le rovinino la reputazione.
Ma chi, se non l’altroconsumo, può avere interesse a fare tutto questo? E se non loro qualche procacciatore di contratti? Capirei se uno addebita a me l’abbonamento e poi se lo fa recapitare al suo indirizzo, ma non è così. Quindi la cosa comincia a insospettire. Vediamo cosa ne verrà fuori dalle varie denunce.
Mi aggiungo a quelli che sono stati abbonati ad Altroconsumo a loro insaputa. Per fortuna ho notato l’addebito sul conto corrente e li ho chiamati subito così che mi hanno assicuato che verrò subito tolto e i due euro mi verranno rimborsati (chissà se mi rimborseranno anche le decine di centesimi del costo dell’operazione). E’ evidente che qualcuno si sta divertendo alle loro spalle raccogliendo in giro codici IBAN (il mio è presente a richiesta nel sito del mio negozio) e abbonando alla loro rivista decine di persone… dovrebbero quanto prima mettere un filtro a tali richieste come per esempio una conferma via email o via telefono… è assurdo che proprio loro facciano abbonamenti al buio solo perché qualcuno gli invia un codice IBAN…
Gentili Signori buongiorno,
mi accodo a quanti mi hanno preceduto per denunciare (verbalmente parlando) la stessa identica situazione. Credo sia importante che Vi esponga la mia situazione in quanto sono riuscito a ricostruire passo dopo passo tutta la vicenda. Premetto fin d’ora che non ho alcuna intenzione di discutere della condotta di Altroconsumo, bensì di denunciare una situazione a mio avviso preoccupante.
Inizio col dire che gestisco un piccolo negozio su eBay, non ho né siti aziendali né altre pagine web. Ovviamente il mio IBAN non è visibile in pubblico, gli unici dati presenti a piè di pagina di ogni inserzione sono il mio nome, il mio cognome e l’indirizzo associato al negozio (per privacy ho impostato una casella postale). Qualche giorno fa, mentre ero in posta, ho controllato se ci fosse posta in casella; da notare bene, io non fornisco MAI l’indirizzo della casella in quanto lo utilizzo unicamente per privacy su eBay, dunque le uniche cose che ricevo sono buste con indirizzo/destinatario errati, mancato ritiro, ricevute di ritorno… assolutamente non corrispondenza a mio nome di altra natura che non sia associata ad eBay. Ebbene, con mia sorpresa vi trovo due numeri di altroconsumo (settembre + ottobre) + una busta in cui, una volta tornato a casa, trovo la tessera a mio nome con i ringraziamenti per essermi abbonato. Subito capisco che qualcosa non va e scrivo all’assistenza di altroconsumo. Il giorno dopo come risposta mi dicono che a loro risulta a mio nome un abbonamento (valido a tutti gli effetti) attivato sul loro sito in data 12 settembre 2016. Subito prendo il telefono e chiamo. Mi dicono, quasi la cosa fosse normale, che si trattava con ogni probabilità di una truffa, non erano infatti associati altri dati (nessun cellulare), l’indirizzo email non era il mio (benché contenesse il mio nome, evidentemente è stato creato ad hoc) ed era stato fornito il mio IBAN. Dovevo rivolgermi alla mia banca per reclamare ogni rimborso. A questo punto il passo successivo è stato studiare l’estratto conto. Premetto, vendendo su internet ho preferito utilizzare l’iBAN di una carta prepagata (postepay evolution) per mere questioni di sicurezza, il signore al telefono mi ha detto a razzo il codice che sembra molto molto simile al mio (le prime e soprattutto le ultime cifre coincidono) ma con qualche differenza. Infatti, udite udite, non mi risultano addebiti da parte di altroconsumo!! L’ho fatto passare tre volte da settembre in poi e comunque controllo l’estratto dall’app in modo maniacale ogni giorno, mi sarei reso conto di problemi. Dunque, a quanto pare, ho ricevuto “gratis” i numeri. Perché? Forse l’IBAN è stato digitato male, ho scritto all’assistenza ma non possono più dirmi quale era quello che risultava a mio nome. Fatto sta che, ripeto, non mi risultano addebiti nonostante io abbia ricevuto ben due riviste e abbia qui con me la tessera identificativa col mio nome.
Ciò non toglie che la situazione mi abbia preoccupato moltissimo. Al telefono mi assicurano di aver sospeso il mio abbonamento, ma ora viene il bello. Come potevano aver associato il mio nome all’indirizzo della casella postale? Assolutamente impossibile, ribadisco non lo fornisco mai per mia corrispondenza, l’unico posto in cui queste informazioni sono associate è eBay. E così mi si illumina la lampadina, controllo nell’estratto delle vendite e il dado è tratto. In data 12 settembre un utente con zero feedback (questo individuo http://www.ebay.it/usr/luanross-3 prego NOTARE quando si è iscritto) mi acquista un articolo (valore medio) per poi non pagare mai. Ciò che mi insospettì fin dall’inizio è che, prima di sparire, ricevetti dallo stesso una esplicita richiesta di poter pagare con bonifico bancario, ed ecco che fornii il mio IBAN della postepay (notate bene, non pubblico l’IBAN ma molti clienti me lo chiedono per pagare i loro acquisti, mai avuto problemi prima). Ebbene, una volta inviato IBAN e intestatario, il tale utente sparisce senza più farsi sentire (e ovviamente senza pagarmi il bonifico). Cercai di scrivere al suo indirizzo email, ma risultava inesistente (altro elemento cardine che esclude ogni “coincidenza”). A fine settembre annullo l’ordine e chiudo lì la faccenda. O almeno credevo, se non fosse che il tale utente, preso il mio IBAN, il mio nome e l’indirizzo della mia casella decide di aprire a mio nome un abbonamento su altroconsumo facendo recapitare nella mia casella le riviste. Vi assicuro, sono molto scrupoloso e preciso, le ho studiate tutte e nessuno poteva associare il mio IBAN al mio nome e alla casella postale (tranne, ovviamente, gli altri clienti che hanno pagato con bonifico), ma ribadisco, la coincidenza della data 12 settembre tra attivazione dell’abbonamento – acquisto con richiesta di IBAN – data di iscrizione dell’utente + l’email fasulla e la sparizione del citato utente sono elementi che non lasciano adito a dubbi. È preoccupante, a mio avviso, perché dimostra che qualcuno si è iscritto volontariamente con dati anagrafici, indirizzo ed email fasulla, ha acquistato un oggetto (forse anche da altri venditori?), ha creato una email col mio nome e con essa + i miei estremi ha attivato lo stesso giorno un abbonamento da altroconsumo… cose dell’altro mondo…
Questa dunque è in sintesi la mia disavventura. Francamente non so se sporgere denuncia, in primo luogo perché, a quanto pare, non mi sono stati prelevati soldi, in secondo luogo perché, se anche fosse, si parlerebbe di una cifra infima e non varrebbe la pena (anche economicamente parlando) adoperarsi tanto. Piuttosto avrei una domanda da farvi, a vostro avviso è meglio che blocchi la carta per sicurezza? Questo è il principale motivo per cui utilizzo l’IBAN non del mio conto ma di una postepay, mi è molto più semplice tenerla sotto controllo, è più flessibile e in un attimo, all’occorrenza, la chiudo. Voi che ne dite?
Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà rispondermi
Federico
Sono costretto ad aggiungere una nota. A distanza di almeno 4-5 giorni dalla disdetta telefonica mi son trovato in estratto conto l’addebito del bonifico + le commissioni. In poche parole, essendo la data del bonifico successiva alla mia disdetta telefonica, i disonesti (se mi concedete il termine, ma è meglio chiamarli col loro nome) hanno ugualmente avviato il bonifico che, suppongo, fosse già pronto con i miei estremi. La data non mente…
eccomi qui, l’ennesimo truffato da questi signori. Inutile dire che la favoletta che ci raccontano è inaccettabile, come è inaccettabile che un’associazione per la tutela dei consumatori DA ANNI si “diverte” con questi mezzucci. Si perché ovviamente non è assolutamente credibile che “qualcuno si è registrato con i suoi dati”…per quale vantaggio, visto che l’indirizzo è quello del truffato, quindi riviste e regalie varie arrivano sempre lì?
Mi stupisce solo che nonostante le decine di denunce effettuate da ogni parte d’Italia, non sia stata avviata una serie ad approfondita indagine di P.G. nei confronti si questi furbetti.
W L’Itaglia…
Salve.
Entro anch’io nel club. Ieri, controllando se gli addebiti sul conto di mio padre erano stati trasferiti sul nuovo conto ho trovato il rid di Altroconsumo. Telefondo e parlando con l’operatrice ho scoperto che l’abbonamento in questione, aperto a ottobre 2015, era intestato a nome di mio padre ma con un indirizzo diverso, e infatti i miei non hanno mai ricevuto riviste in questi anni, e aperto con una mail che non appartiene a mio padre. Non avendo mai avuto lui internet e non avendo la minima idea di come funzioni è ovvio che non possa averlo sottoscritto. L’operatrice è stata molto gentile, bloccando subito l’abbonamento e dicendo di mandare una mail ad Altroconsumo spiegando la situazione e chiedendo il rimborso della cifra versata in questo anno e mezzo. Vedremo se verrò ricontattato e se effettivamente procederanno ad un rimborso. Non mi è venuto in mente di segnarmi l’indirizzo di spedizione che risultava, giusto per controllare se esisteva o meno l’omonimo di mio padre che riceveva le riviste ma soprattutto mi chiedo come si possibile che abbiano avuto l’iban. Mio padre neanche sa cosa sia l’iban né dove trovarlo. Com’è possibile che qualcuno abbia avuto sia nominativo sia Iban di mio padre? Ho fatto da pochissimo l’opzione internet proprio per avere un controllo sul suo conto e subito trovo la sorpresa. Se non avessi attivato l’opzione internet chissà per quanto tempo sarebbe andata avanti questa storia. Anch’io ritengo che Altroconsumo, vista la fraquenza di casi analoghi e difendendo i consumatori, dovrebbe provvedere a denunciare in prima persona queste situazioni
Egregio Signor Ivano,
Che dire? Oltre che darLe il benvenuto in quello che Lei, con amara ironia definisce “Il Club”, non possiamo far molto altro, purtroppo.
Confidiamo che la divulgazione nel nostro sito di questo “pasticcio” possa servire per stimolare Altroconsumo, la Polizia Postale e il sistema SEPA a prendare dei provvedimenti seri.
Perché, se é pur vero che i truffati vengono danneggiati per cifre modiche, é altrettanto vero che costoro sono tantissimi e, per la maggior parte,non si accorgono di nulla e continuano a versare denaro non dovuto.
Che poi non é chiaro a chi vada…o sì? Le causali dei versamenti automatici conducono a un conto corrente di Altroconsumo.
Che, come si può vedere nei commenti che precedono il Suo, si comporta in modo poco soddisfacente e poco consono alla mission dichiarata di difesa dei consumatori.
Ci faccia sapere (su questo sito) come procederà la sua vicenda, anche per correttezza d’informazione nei confronti di Altroconsumo. Almeno fino a prova contraria é, anch’esso, “parte lesa”.
Appena avrò un pò di tempo mi recherò in Intesa Sanpaolo per provare a chiedere chiarimenti anche se non ho grosse aspettative visto che l’attivazione risale a più di un anno fa. Proverò però a chiedere di venire contattato prima di accettare nuovi rid, se vorranno fornire questo servizio
Da quel poco che abbiamo capito, nel nostro caso, l’addebito era SEPA, non RID, con una autorizzazione fantasma. La cosa strana nella Sua vicenda é la conoscenza dell’IBAN di Suo padre: il nostro é facilmente reperibile perché é pubblicato su questo sito.
Infatti mi rimane un mistero.. Anche avessero chiamato a casa, tipo gli operatori che offrono telefonia o luce-gas, ne mio padre ne tantomeno mia madre avrebbero saputo dove trovare l’iban. Gli altri addebiti sono storici e quindi non ho idea di come e quando avrebbero potuto usare l’iban per qualcosa e farselo “clonare”. Spero non ci sia qualcuno all’interno delle banche che armeggi in tal senso
Buongiorno,
avendo notato un addebito SEPA di € 48,60 sul mio conto per abbonamento e quota Altroconsumo mi sono recata immediatamente in banca, la consulente mi ha subito revocato il mandato e chiesto il rimborso ma non è tutto, sono risultati in anagrafica altri addebiti risalenti allo scorso anno di € 23,85 che venivano prelevati ogni 3 mesi, ho ottenuto il rimborso solo dell ‘ultimo pagando € 2,00 di commissioni, ho chiesto se la banca può tutelarci da questi addebiti SEPA mi ha detto che questi addebiti non possono essere controllati da loro, è il sistema che li blocca se c’è un’ incongruenza di dati, possiamo solo chiedere il rimborso entro 8 settimane.
Io non conoscevo questi “signori” e non ho mai ricevuto una loro rivista altrimenti mi sarei accorta prima di questo abbonamento mai sottoscritto e non gli avrei regatato € 99,40.
Decido di contattare Altroconsumo per sapere a chi era intestato l’abbonamento ma l’operatore non può dirmelo per la tutela della privacy e mi consiglia di sporgere denuncia perchè anche loro sono vittime della truffa (vittime attive dato che incassano e chi avrebbe interesse a cercare IBAN per loro?) Ho sporto denuncia e sono disposta ad andare avanti insieme a voi.
Cordiali saluti
Delia
Gentile Signora Delia,
La ringraziamo per aver voluto far conoscere la Sua sgradevole esperienza che, come avrà potuto constatare, é comune a tante altre persone. Ma il detto “mal comune mezzo gaudio” in questa circostanza non é certo appllcabile.
Non é ancora chiaro chi ci sia dietro a questa che penso di possa definire truffa.
Sicuramente qualcuno di abile
Infatti se – per un’azienda, un’associazione o un’istituzione é facile reperire l’IBAN perché sovente é pubblicato (come nel nostro caso) in un sito internet, altrettanto non si può dire per un privato.
Chi comunica questi dati (che dovrebbero essere tutelati dalla privacy)i a coloro che poi riescono a far emettere un pagamento SEPA dal conto di un ignaro correntista?
Non é una cosa che – senza autorizzazione del “debitore” – può essere fatta semplicemente premendo un paio di pulsanti sull’homebanking.
Da qualche parte la firma sotto un’autorizzazione ci dovrebbe essere!
Quindi c’é anche qualcuno che può accedere ai conti correnti e fare ciò.
Noi non abbiamo prove di chi possano essere questi truffatori che, consci che spesso le piccole cifre scappano all’occhio, sottraggono da anni, sistematicamente e a tappeto denaro dai conti correnti di ignari cittadini.
Quello che ci dispiace particolarmente é l’atteggiamento di indifferenza di Altro Consumo che, in teoria, dovrebbe avere come scopo la tutela del consumatore.
Nel nostro caso, dopo numerose insistenze Altro Consumo ci ha fornito la scheda dell’abbonato: incompleta, con un numero di cellulare inesistente e intestata ad uno sconosciuto di Napoli (noi siamo di Verona).
Anche la risposta che Altro Consumo ha dato nei commenti a questo post, appare esclusivamente mirata a coprire le proprie spalle e non quelle dei tanti consumatori danneggiati.
Noi continuiamo ad accogliere le segnalazioni.
Chissà che qualcuno, più importante di noi non decida di “guardarci dentro”.
In quel caso la Sua voce, come quella delle altre persone che hanno denunciato il fatto, forse troverà ascolto.
Cordiali saluti
Tiziana Sartori
Buona sera, siamo nel 2019 e anch’io mi sono appena accorta di essere stata vittima dell’ennesima truffa. La dinamica è più o meno la solita, una solerte impiegata mi ha proposto la sottoscrizione di una sorta di abbonamento ad Altroconsumo per 2 mesi a 2 euro l’uno e poi sarei stata libera di decidere se continuare o meno a costo congruo. Non so come abbia fatto ma ricordo che ha talmente insistito con argomenti di ogni genere che alla fine ho dato il mio numero di conto corrente e mi ha assicurato che mai nessuno avrebbe toccato i miei soldi se non da me autorizzato. Sta di fatto che, guardando l’estratto conto me lo sono trovato alleggerito di 29,98 euro senza che mai qualcuno mi abbia chiesto la famosa autorizzazione.
Chiedo per gentilezza cosa posso fare adesso per rientrare in possesso di questi soldi e per denunciare l’accaduto e in che ordine. Grazie a chi mi darà una mano.
Cordiali saluti
Vera
Gentile Signora Vera,
La ringrazio per la Sua testimonianza.
Pur con la sensazione che ci sia purtroppo ben poco da fare per difendersi, perché l’architettura di questo modus operandi (che non definisco in altro modo perché non ho tempo per diffide e simili passatempi) che ormai va avanti da anni é molto ben studiata, La invito a fare un esposto ai Carabinieri della sua zona e poi recarsi presso la sua banca (che sinceramente spero non sia Unicredit) con tale denuncia per tentare di recuperare, almeno in parte perché la banca chiederà delle commissioni per procedere, la somma che le hanno sottratto indebitamente e – quantomeno – bloccare per il futuro tali prelievi.
Purtroppo questa brutta storia va avanti da anni.
Parliamone, facciamola conoscere.
Ammesso che la parola degli onesti cittadini possa qualcosa nei confronti di operazioni di dubbia liceità organizzate con molta perizia.
Restando a Sua disposizione, la saluto cordialmente
Tiziana Sartori
Salve,
a me è accaduto due volte di essere abbonata senza saperlo ad Altroconsumo.
Una addetta al telefono mi ha detto che loro si affidano per gli abbonamenti a delle società di call center. Mi pare chiaro che siano queste società a ricercare indirizzi e dati iban in rete, ed i miei li hanno trovati su eBay, perché sono un venditore professionale.
Comunque proverò a chiedere alla banca di bloccare tutti gli addebiti che arriveranno mai da quel conto.
Cordiali saluti
Grazie, Gentile Signora per la Sua preziosa testimonianza.
Capitato anche oggi a me nel 2024, ho dovuto cambiare carta.
Per fortuna non uso la carta collegata all’ iban per queste spese online, ma una scocciatura dato che ora devoF comunque richiedere una nuova carta.
Lei è una delle innumerevoli e continue vittime di questa truffa per la quale nessuno fa nulla. Soprattutto chi sarebbe deelgato per genesi a farlo.