La vicentina Poli Distillerie produce uno dei distillati italiani più famosi al mondo, la grappa. E lo fa da più di cent anni anni.
Jacopo Poli, che ho recentemente intervistato per conto dell’Osservatorio, appartiene alla penultima generazione della famiglia che diede l’avvio all’attività nel 1898.Una storia e una passione talmente degna di un museo che il signor Poli ne ha realizzati addirittura due.
I Poli istituirono il primo museo della grappa nel 1993 a Bassano del Grappa (VI) sul noto Ponte degli Alpini, luogo legato al prodotto per molte ragioni storiche e culturali. Il grande successo dell’iniziativa e i conseguenti problemi logistici dovuti all’ingente afflusso di visitatori (8000 – 10.000 persone al mese) spinsero le distillerie a ideare un secondo museo, più ampio ricco e confortevole per i turisti: il Poli Museo della Grappa di Schiavon (VI).
«Per noi quello di Schiavon – spiega Poli – è il vero Museo della Grappa, mentre quello di Bassano è più correttamente definibile più come un “Info Grappa”».
Infatti è solo nel secondo museo che si possono ammirare alcuni dei pezzi storici dell’azienda, come il vecchio alambicco mobile o la collezione privata di bottiglie storiche di Jacopo che, negli anni, ha raccolto ben oltre 2.000 bottiglie di grappe prodotte dagli anni ’30 fino agli anni ’80, provenienti da quasi 400 distillerie, molte delle quali oggi scomparse.
«L’obiettivo con cui nacque il museo – chiarisce Poli – era, oltre alla conservazione della memoria storica del prodotto, quello di aumentare il livello di conoscenza sulla grappa, soprattutto circa i processi di produzione e distillazione, poiché ci eravamo accorti che una buona parte della nostra clientela storica non aveva idea di cosa stesse dietro il nostro marchio. Nel fare questo, abbiamo cercato di promuovere anche la nostra azienda, che ha fatto della cultura uno dei propri cardini, assieme al valore della famiglia e della produzione artigianale».
Il fine educativo e culturale del museo l’ha portato ad affermarsi stabilmente nell’offerta turistica del territorio. «Dai nostri sondaggi esce un percepito del museo come luogo culturale, oltre che di svago e shopping. L’interattività con cui proponiamo i contenuti è molto apprezzata dai visitatori e fa del nostro museo un perfetto luogo di infotainment». All’interno del museo è possibile infatti utilizzare gli olfattometri, speciali strumenti con i quali si possono ‘assaggiare’ le grappe solo annusandole, mentre invece una degustazione classica è possibile dopo aver visitato la distilleria e aver assistito alle varie fasi della produzione. «Il nostro motto è “sapore, sapere, ‘sapare’”, sapore dellanostra grappa, sapere perché ci adoperiamo per preservare la cultura del prodotto, ‘sapare’ perché in dialetto veneto significa “darsi da fare”, “fare con le proprie mani” ed è ciò che proponiamo ai visitatori».
Un’iniziativa di questo tipo richiede tuttavia investimenti economici e di tempo non indifferenti: «La maggior parte delle risorse le abbiamo investite nell’aspetto strutturale e nell’acquisizione di materiale storico. E’ difficile fare una stima, ma posso dire che la portata dell’investimento dipende da quello che si vuole realizzare». La Poli Distillerie si garantisce un ritorno economico con il punto vendita creato appositamente per il museo, ma ciò a cui punta principalmente è la possibilità di espandere la propria rete di relazioni: «Abbiamo sempre cercato di sviluppare sinergie con gli altri attori del territorio e recentemente abbiamo istituito con altri musei aziendali dell’area veneta l’associazione DOC – Di Origine Culturale, con la quale intendiamo aumentare la nostra visibilità, accreditarci presso le istituzioni e garantirci la possibilità di accedere ad importanti bandi di finanziamento».
Daniele Bazzanella
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