Spesso nell’ambito della comunicazione aziendale, e più in generale della cultura d’impresa, ci si interroga su come poter avvicinare il pubblico alla vera essenza dell’Heritage d’Impresa e su cosa essa rappresenti davvero.  
In questo quadro ha provato a dare delle esaurienti risposte, attraverso gli interventi di cinque importanti ospiti, la tavola rotonda organizzata dall’Osservatorio Monografie d’Impresa, tenutasi il 19 novembre presso l’università di Verona.
I relatori hanno presentato diverse sfaccettature del tema grazie alla loro personale esperienza lasciando spazio a moltissimi spunti per dei confronti sia tra loro sia per delle riflessioni personali del pubblico.  
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali da parte del professor Federico Brunetti, docente di Economia in rappresentanza dell’Università di Verona che ha concentrato il suo intervento su un’affermazione passata di Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa, riguardo la natura dell’idea di impresa. Infatti, non è giusto definire impresa e cultura come due concetti separati, ma è opportuno affermare che l’impresa è cultura. In primis nel vero e proprio senso manufatturiero, ma anche nel senso tradizionale della parola, ed è possibile evincerlo da ciò che la monografia d’impresa, protagonista assoluta della giornata, rappresenta: un conglomerato di riflessioni, introspezione e auto ragionamento sulla propria esperienza pregressa e sulle proprie aspettative future. 
Su questa considerazione si è aperto poi il dibattito della tavola rotonda, con un intervento “in medias res” di Giulia Cailotto – attrice, performer, drammaturga e formatrice aziendale – sui diversi significati della parola impresa da quello enciclopedico, a quello più emotivo dato soprattutto dall’esperienza personale e quindi diverso per ognuno di noi. 
Tale “provocazione” è stata accolta poi da Antonio Calabrò, il quale partendo da una definizione molto più giuridica del concetto, ha sottolineato che in realtà l’impresa è “molto di più e molto altro” rispetto al significato convenzionale che le viene assegnato.  
Successivamente, si è entrati nel vivo del dibattito con la presentazione di Eleonora Carloni, ricercatrice presso l’Osservatorio in Innovazioni Digitali nelle Arti, sul tema dell’innovazione digitale per avvicinare il pubblico alla cultura di impresa, asserendo che la tecnologia può diventare un vero e proprio supporto per tutti i luoghi dell’Heritage d’Impresa. 
Quarto relatore è stato Ali Reza Arabnia,  chairman del Gruppo Gecofin e Presidente dell’Istituto per i Valori d’Impresa, che ha incentrato il suo intervento sul fatto che un’altra sfaccettatura del concetto di impresa possa essere anche il sogno; infatti, quest’ultimo grazie all’impegno e ad un progetto può divenire realtà. Non “tirando fuori il sogno nel cassetto” ma uscendo noi stessi dal cassetto della pigrizia. In particolare, ha raccontato del suo sogno di fare dell’impresa non solo un luogo fisico dove svolgere attività lavorative, ma anche un luogo del vivere bene.
A chiudere la tavola rotonda, portando avanti il medesimo file rouge, è stato Francesco Mazzai, co-fondatore di Play in the City, con un intervento sull’attività di gamification,di cui è esperto, sia per imprese che per organizzazioni culturali. Infatti, come da lui affermato tale tecnica da sempre presente nel nostro quotidiano, si basa sul fatto che il gioco possa essere applicato a qualsiasi ambito della realtà e può pertanto essere utilizzato dalle imprese come una forma di marketing operativo. 

Alessandra Mattei
Lucia Chiara Palombo
Alice Spilimbergo
Stagiste presso l’Osservatorio per l’AA 2022/2023