umarellsGli Umarells li conosciamo tutti, perchè sono dappertutto, anche se non sappiamo come si chiamano.
Tengono le braccia unite dietro la schiena, spesso un cappello, un baschetto, un berrettino in testa e, sempre, un bel numero di “anta” sulle spalle.

E guardano i lavori nei cantieri.
Da soli, a coppie o in piccoli gruppi assistono – con occhio critico e senza risparmiare commenti e consigli – alle operazioni di ruspe, martelli pneumatici e betoniere.
Il nome viene dal dialetto bolognese “umarell”che significa “omino”. Gli Umarells sono gli Omini Ghe Guardano i Cantieri.
Sono pensionati che – dopo aver lavorato una vita – trascorrono il loro tempo guardando gli altri lavorare. E’ un modo per uscire di casa, vivere la strada, incontrarsi con gli altri, riempire le giornate insomma.
Essere Umarell è impegnativo. Come fare quando un cantiere finisce i lavori? Dove ritrovare i “colleghi” con i quali si é per giorni commentato l’operato del ruspista?
Per fortuna gli Umarells sono tanti e la società, la  tecnologia, il marketing si sono accorti di loro e loro si sono accorti della tecnologia e del marketing.

C’è un App che geolocalizza tutti i cantieri d’Italia, così gli Umarells possono pianificare le loro visite;
A Bologna è stata creata la Umarell Card dà loro diritto di seguire, da molto vicino, i lavori di restauro della Basilica di San Petronio, (della Card esiste anche la versione femminile per la terribile moglie dell’Umarell: l’Arzdåura).
 C’è un blog tutto per loro e su di loro sono stati scritti articoli e addirittura un libro, é stato istituito un premio.

Si è accorta di loro anche la catena di fastfood Burger King che – per realizzare un video dedicato all’apertura di nuovi locali  – li voluti come protagonisti. Un racconto che trasmette la pacata autoironia degli Umarells da un lato e la rispettosa tenerezza di chi stava dietro la macchina da presa. Un buon esempio di una buona idea realizzata bene,

 Tiziana Sartori