Lisa Troncon

Nancy Zorzin

Un futuro come istituzione statale o come manipolo di temerari salvatori di libri in uno scenario post apocalittico?  L’Osservatorio Monografie d’Impresa nelle parole delle nostre stagiste Lisa Troncon e Nancy Zorzin che, come esercizio a un corso di scrittura creativa, l’hanno preso come soggetto.
Partendo dal loro presente di lavoro fra le opere dell’Archivio OMI, hanno navigato liberamente nel futuro regalando all’Osservatorio un gradito lieto fine e un angolino nei loro cuori.

Tra i libri dell’Osservatorio Monografie d’Impresa.
di Lisa Troncon
Con le dita scorro sulla fila di libri disposti nel mobile. Ne estraggo uno, facendo cadere con un tonfo tutti gli altri su un lato.
Sento il liscio della copertina sotto i polpastrelli delle mie dita. Mi siedo alla scrivania di questo piccolo studio al secondo piano del Polo Zanotto dell’Università degli Studi di Verona. Tra le mie mani ho una delle monografie dell’Osservatorio. La sfoglio, ne leggo velocemente i contenuti, nell’intento di scrivere una descrizione degna del lavoro di chi, quella monografia, l’ha scritta e stampata.“ Il volume ha una copertina cartonata, rivestita in carta operata, con stampa serigrafica e degli inserti di verniciatura.. “ scrivo.
Fino a qualche settimana fa non conoscevo nulla di questo mondo, né i termini appropriati, né la distinzione tra rilegature o tipologie di stampa, non mi sarei nemmeno addentrata in quell’ala del palazzo dove ci sono solo gli uffici dei professori, dato che la tesi non è proprio dietro l’angolo.
Ora, invece, lo stage è quasi giunto a conclusione.
Ho passato poche settimane in questo studiolo, ma ogni singolo momento passato qui mi ha permesso di imparare qualcosa, di ammirare e cogliere gli aspetti più artistici e culturali della comunicazione aziendale che normalmente le persone non vedono.

Voglio credere che un giorno, all’OMI venga riconosciuto il suo valore.
Voglio vedere la dicitura “associazione culturale” sostituita con “istituzione statale”.
Leggerò un articolo su un quotidiano di punta che descriva l’OMI per ciò che gli spetta:
“L’Osservatorio di Monografie d’Impresa è un’istituzione statale impegnata nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio culturale imprenditoriale.
Nato in uno studiolo dell’Università degli studi di Verona come un piccolo archivio, è cresciuto fino a divenire  archivio nazionale, con sedi in tutta Italia, della storia imprenditoriale.
È divenuto centro d’incontro tra imprenditori, lavoratori, ricercatori, produttori, che ha come obiettivo  insegnare alle aziende l’autocelebrazione, non solo a fini commerciali, ma soprattutto con l’intento di valorizzare il lato artistico sociale e culturale.
L’ente si impegna a colmare le distanze sempre percepite tra stato, aziende ed Europa.”

Distopia con lieto fine.
di Nancy Zorzin
Nel 2081 OMI venne ricostituita dal governo.
Prima del tracollo ambientale del 2079 esisteva come associazione culturale. Era nota e diffusa su tutto il territorio italiano e pronta ad esportare il suo modello all’estero.
Il grande disastro aveva bloccato tutto, il mondo si era fermato.

La rifondazione delle organizzazioni culturali fu fondamentale per sopperire alla mancanza di risorse.
I libri erano necessari: la carta era necessaria.
Le associazioni dovevano raccogliere più libri possibile, valutarne i materiali, constatare l’esistenza di copie e bruciare quelli adatti alla produzione di energia.
Era un mestiere pericoloso, si trattava di vagare in aree disastrate, zone radioattive, alla ricerca di libri in edifici pericolati.
Ma OMI si assunse un rischio ulteriore dimostrando, fin da subito, una scarsa attitudine a collaborare con le autorità. Infatti i libri raccolti venivano nascosti e salvati dal macello.

Quando nel 2093 vennero riaperte le centrali nucleari e i libri non servirono più come combustibile, Omi tornò ad essere l’Osservatorio Monografie d’Impresa, con il sogno di tornare allo splendore di un tempo, ma con la colpa e la consapevolezza regalate da quegli anni bui, regalo necessario per nutrire la voglia di tornare alla luce.