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Lo scorso 20 aprile a Poggio San Marcello, piccolo comune marchigiano incastonato nel territorio dei Castelli di Jesi, giornalisti ed esperti nazionali ed internazionali si sono riuniti per puntualizzare la storia del prestigioso vino e per tratteggiarne il futuro.
L’occasione é stata la celebrazione dei 50 anni dell’attribuzione della Denominazione d’Origine Controllata al Verdicchio dei Castelli di Jesi e l’evento ha avuto come cornice il Museo “In Verdicchio Veritas” che la cantina della famiglia Sartarelli ha realizzato e messo al servizio del territorio per raccontare la storia e parlare del futuro del Verdicchio, cultivar autoctona e omonimo vino. 
Il relatori, ripercorrendo le tappe più importanti della storia del Verdicchio hanno sfatato falsi storici ed sottolineato la stretta parentela tra la cultivar Verdicchio ed quella del Trebbiano di Soave e che pare fosse stato importato dai Lombardi nella valle dell’Esino, qui stabiliti per ripopolarla in seguito all’ “Invito del Comune di Jesi” nel lontano 1470.
Il Verdicchio di Jesi é diventato quindi una varietà autoctona che trova le sue condizioni ideali soltanto nel cuore delle Marche, come è stato più volte evidenziato dal critico enogastronomico Paolo Massobrio e dallo “scrittore di vino”, oltre che consulente scientifico di Vinitaly, Ian D’Agata.
A proposito di Vinitaly: ovviamente ad un consesso esclusivamente incentrato sul vino non poteva mancare Gianni Bruno, brand manager di quello che sicuramente é il più importante salone enologico internazionale. 
 
In Verdicchio Veritas Museo
La struttura museale di 300 mq é stata fortemente voluta dalla famiglia Sartarelli che, oltre a progettarlo con la collaborazione dello storico Riccardo Ceccarelli, si é totalmente fatta carico dell’onere finanziario.
Dal 24 giugno 2017, giorno della sua inaugurazione, il museo ha già ospitato numerosi eventi e visite di studenti avviandosi a diventare un riferimento culturale per il territorio.
“Il nostro museo  – ci conferma Caterina Saltarelli –  nasce per dare un’identità al Verdicchio dei Castelli di Jesi, dalle origini fino ad oggi, ripercorrendo tutte le tappe più importanti della sua storia, attraverso un percorso visivo e digitale che ne mappa territorio e storia.” E conclude “Proprio per la volontà di dare un servizio alla valorizzazione del territorio non c’è un biglietto d’ingresso e le visite sono libere. Su richiesta ci mettiamo a disposizione per visite guidate, per maggior approfondimento”.
 
Mario Magagnino