Carugati-PapaliaHo potuto intervistare Decio Giulio Riccardo Carugati,  lo scorso 24 febbraio, al termine della tavola Rotonda “Il Passato Coniugato al Futuro” organizzata dall’Osservatorio Monografie Istituzionali d’Impresa nell’ambito dell’evento di consegna del Premio OMI 2014.

Professor Carugati, Lei è scrittore, giornalista, storico e critico del design.
Cosa ne pensa del premio OMI e dell’Osservatorio Monografie Istituzionali d’impresa?
Mi sembra un’ottima iniziativa, poiché è necessario andare a considerare la storia delle nostre aziende, al come si sono formate, come si sono sviluppate e soprattutto al valore umano delle stesse.
Bisogna infatti tenere presente che le imprese sono fatte da uomini, e quindi la storia delle aziende è la storia di questi uomini che hanno creato e portato avanti la missione e il valore storico dell’azienda.
E’ fondamentale tutto questo e l’iniziativa mi sembra molto giusta, anche per dare un significato d’italianità.
Occorre dare della visibilità, diffondere maggiormente questo tipo di iniziative, oltre a promuovere l’identità di creatività e di persone estremamente attente alla costruzione di un simile progetto.

Attualmente giovani sembrano spesso impigriti, forse assopiti dalla situazione che ci circonda. Cosa manca secondo lei ai ragazzi di oggi per poter essere spronati? Crede che manchi fondamentalmente qualcosa? O è solamente un problema di cultura?
Il problema è di identità ed è necessario è spiegare ai giovani cos’è l’identità aziendale.
Io ho tenuto diversi corsi in cui spiegavo le identità progettuali delle aziende.
Quest’ultime si distinguono non solo in base ai prodotti che creano, ma anche in base agli aspetti caratteriali che le connotano.
Questo tipo di inquadratura va data con l’insegnamento, affinché il giovane impari a capire che alla base del suo futuro, ci deve essere un progetto.
Se manca un progetto, una visione, manca la stessa capacità di andare oltre.
Questo progetto, si basa anche su dati storici, acquisiti in modo tale da poter dire: io vado avanti perché conosco le radici da cui sono partito. 

Mi soffermo sulla comunicazione prettamente aziendale. Molto spesso ciò che viene eliminato dal bilancio tra le prime voci, è proprio il reparto comunicazione. Come mai?
E’ un errore colossale. E’ un errore colossale perché viene considerato un costo, ma non è solo un costo, è un investimento ed è una cosa molto diversa!
Un po’ come i giovani quindi, dovrebbero essere un investimento e invece..
Esattamente! E’ proprio un giusto rapporto.
I giovani andrebbero intesi come una sorta di lievito, ma per farli lievitare devi dargli farina.
Per non andare allo sbaraglio serve investire certamente sui giovani, altrimenti tutto sarà stato vano.
E oggi forse è proprio questo il punto: il non riuscire a comprenderlo adeguatamene.

Giuseppe Papalia
Studente in Scienze della Comunicazione
all’Università di Verona e membro dell’Equipe dell’Osservatorio.