La monografia AmarelliPina Mengano è oggi “Pina Amarelli” a tutti gli effetti, perfettamente inserita nella storia millenaria della famiglia Amarelli e quindi in quella della liquirizia di Rossano Calabro.

Ho appena letto l’elegante libro di Manuela Piancastelli “Pina Amarelli, Il fascino discreto della liquirizia” (2004, Veronelli Editore).

A fine lettura, effettuata tutta di un fiato perché il libro è coinvolgente, ho pensato che forse l’opera avrebbe dovuto essere più “didattica”. Comunque, la mia voglia di coinvolgere nella conoscenza un pubblico più ampio possibile, oltre a quella di superare i limiti della scarsa propensione alla lettura da parte della popolazione italiana (compresa quella che ama farsi chiamare dotto’) mi spinge a parlarne in questo post.

La Storia entra a piene mani nello sviluppo del racconto orchestrato dalla Piancastelli, ma sono soprattutto gli scritti di numerosi testimoni di primo piano, tra i quali Adriano Sofri, Luigi Veronelli, Vincenzo Padula, Aldo Busi, che rendono il libro interessante.

Per mia scelta, reputo che valga la pena di porgervi alcune righe, quelle conclusive, della corrispondenza tra Aldo Busi e Pina Amarelli.

Tuttavia, voglio aggiungere una cosa in tanto sfacelo: i calabresi sono i soli in tutto il Sud a non piangersi addosso, e questo mi riempie di legittima speranza. Suvvia, Pina, non me ne voglia e si ritenga baciata dove più Le aggrada. Lei e tutti quei bonazzi della Magna Grecia che in braghe corte e, mi auguro, strette all’inguine, estraggono liquirizia per Lei ma anche per me – il bacio sempre previo succhiamento di un divino chicco nero, anche da parte Sua, mi raccomando”.

Pina Amarelli: una vita in simbiosi con quella dell’azienda di famiglia e infatti sono numerosi gli aspetti di vita aziendale che troviamo riportati nel libro. Molti di questi appartengono a quelle attività che oggi vengono inquadrate in una cornice chiamata Heritage Marketing. Non si può non citare – infatti – l’appartenenza della Amarelli  a “Les Hénokiens”, prestigioso club che raggruppa solo imprese che abbiano più di duecento anni e una continuità familiare legata ad almeno il 51% del pacchetto azionario. Di questa élite, nel 2001 Pina Amarelli è presidente, donna-imprenditrice del Sud Italia. Vale la pena rilevare, soprattutto per coloro che credono solo negli spot televisivi che, nel 2003, nel punto vendita del Museo della Liquirizia sono stati venduti 1200 chili di soli sassolini alla liquirizia: elemento non trascurabile nell’utilizzo della comunicazione d’impresa.

Nella conclusione di questo post desidero sottolineare come la signora Pina (Cavaliere del Lavoro, Laureata, ecc.) gestisca la comunicazione senza tanti filtri e in maniera confident : aspetto importante di un vero stile imprenditoriale funzionale all’accrescimento della reputazione aziendale. Se penso a sbarbine/i-manager di facciata, che coprono la loro incompetenza con un vestito simil-patinato di titoli in inglese … beh lasciamo perdere, ci pensa il PIL a commentare!

Per dare un senso compiuto a questa mia affermazione, nel contesto del dialogo dinamico  che la Signora della Liquirizia ha intrecciato con l’Osservatorio – e quindi con me  – il 17 aprile i giurati  “senior” avranno in dono una copia autografata del libro cha la racconta.
A tutti i giurati purissima liquirizia per addolcirsi, la “Barone Amarelli” confezionata in una  scatola decorata con la riproduzione di un’immagine del 1919.
Di questi tempi una vera iniziativa di Relazioni Pubbliche e non di Pubbliche Relazioni: sottile ed importante differenza per chi la capisce!

Mario Magagnino